di Francesco Bizzini – 25 ottobre 2022

CSI, lo Sport di base è linfa dei territori

 La pandemia, la crisi economica, ora il conflitto russo-ucraino. Quanto questo traballante presente incide sul volontariato sportivo e come il volontariato sportivo, con il suo stile inclusivo, può tracciare una possibile via d'uscita. VDossier ne parla con il Centro Sportivo Italiano

Diffuso, dal basso, radicato, inclusivo, capace di parlare a tutte e a tutti, senza lasciare indietro nessuno. Questo è lo Sport che il Centro Sportivo Italiano promuove, sostiene, cura quotidianamente, al fianco di 12.708 Società sportive e 1.354.072 tesserati, operando su tutto il territorio nazionale grazie alle sue 19 sedi regionali e 134 sedi territoriali.

Presidio di punta del volontariato sportivo, il CSI sta attraversando le sfide comuni a tutto il non profit: prima la pandemia, poi il relativo acuirsi della persistente crisi economica, ora i venti di guerra. In questo scenario così precario, come lo Sport di base può dimostrarsi collante e caposaldo per comunità sempre più impaurite e disgregate? E quale posto oggi può ritagliarsi il volontariato sportivo nell’agenda di una ripresa nazionale o territoriale? E con quale stile?

Per parlare di questi temi, VDossier ha incontrato e intervistato Vittorio Bosio, Presidente Nazionale CSI, Paolo Fasani, Presidente Comitato Regionale CSI Lombardia e Marco Zanatel, Coordinatore Attività Terzo Settore e Cittadinanza Attiva CSI Milano e CSI Lombardia, intervenuti lo scorso 18 ottobre al workshop “Progettare la libertà: lo Sport come diritto… per tutte le abilità“, tenutosi a Bergamo e organizzato da CSI in partnership con LEDHA – Lega per i diritti delle persone con disabilità.

Una giovane ginnasta, tesserata del CSI Centro Sportivo Italiano, durante una manifestazione a Lignano Sabbiadoro (UD)

TI POTREBBERO INTERESSARE