di Francesco Bizzini – 17 aprile 2023

Ultima Generazione: "Siamo parte di voi"

 La disobbedienza civile e i metodi di Ultima Generazione fanno parte degli strumenti a disposizione dei volontariati? VDossier intervista una giovane portavoce del gruppo ambientalista che con le proprie azioni ha diviso l'opinione pubblica, anche all'interno dello stesso mondo non profit

Blocchi stradali, imbrattamenti, picchetti, resistenza non violenta, prime pagine e notizie di testa su tutti i telegiornali nazionali. Non c’è un movimento di attivisti in Italia che abbia polarizzato di più l’opinione pubblica di Ultima Generazione, gruppo di cittadine e cittadini che compiamo azioni di disobbedienza civile nonviolenta per ottenere misure di contrasto al collasso ecoclimatico.

Si sentono parte integrante del mondo dell’associazionismo, si sentono parte del mondo del volontariato e loro stessi si definiscono volontarie e volontari. Per questo VDossier ha incontrato Ismaela, 24 anni, portavoce di Ultima Generazione, per cercare di comprendere, insieme, senza pregiudizi, gli eventuali punti di contatto tra la sua realtà e l’ecosistema non profit che la nostra rivista presidia, racconta e abita.

Hai avuto esperienze di volontariato prima di entrare in Ultima Generazione? “Non ho esperienze pregresse nel volontariato, diciamo, classico. Ho ovviamente sentito sempre a cuore il tema dell’Ambiente, ma sinceramente posso dire che il meritorio impegno delle realtà classiche dell’ambientalismo italiano non mi ha mai attirato più di tanto. Ho anche partecipato ai cortei di Fridays For Future, ma non sono mai entrata nel gruppo organizzativo. Quello che però ho visto è che questi cortei, a parte l’entusiasmo della novità iniziale, venivano sistematicamente ignorati dai media e dal dibattito pubblico. A livello di opinione pubblica e diffusione mediatica, invece, ho subito compreso quanto Ultima Generazione bucasse più velocemente questa cortina di disinteresse e così sono entrata a farne parte”.

Quindi ti ha convinto solo la portata mediatica delle loro azioni? “Ciò che ha fatto scattare il colpo di fulmine con una realtà come Ultima Generazione è aver conosciuto la bontà del loro metodo: la disobbedienza civile nonviolenta. È proprio questo metodo che permette di ottenere risultati di visibilità su temi vitali come i nostri, in relativo poco tempo, oltretutto impiegando un numero relativamente basso di persone nelle azioni. Mi ha anche affascinato la nonviolenza non solo applicata all’atto in sé, ma proprio a ogni aspetto del nostro vivere come gruppo di attiviste e attivisti: comunichiamo in maniera nonviolenta tra di noi e con le persone che incontriamo ogni giorno, fuori e dentro le azioni”.

Ma questo approccio non è garantito anche dal classico associazionismo ambientalista? “Il mio non aderire ad altre realtà o forme di lotta ambientalista non è denigratorio. Non c’è il podio qualitativo tra chi è peggiore e chi è migliore in queste importanti cose. Io semplicemente aderisco a ciò che considero, secondo il mio punto di vista, la strategia più diretta per ottenere i risultati che mi sono prefissa. Anche perché la mia scelta non è di semplice estetica ribellista, non mi diverto di certo a prendere multe, denunce, a sapermi in strada rischiando la mia incolumità, subendo violenza anche da parte dei cittadini arrabbiati. Ho deciso di sacrificare del mio per perseguire i risultati che stiamo ottenendo. Esistiamo da poco più di un anno e se si va a vedere la proiezione delle notizie sulla crisi climatica, si vede che da quando abbiamo iniziato e soprattutto dopo le azioni che hanno avuto più rilevanza, il numero delle notizie sulla crisi climatica è salito alle stelle. Siamo su tutte le televisioni nazionali, ogni settimana. Il fatto che la crisi climatica sia sulle prime pagine è importantissimo, sia ovviamente per la sopravvivenza di miliardi di persone che, se non si inverte la rotta, saranno obbligate a migrare, ma anche per i nostri portafogli sempre più svuotati: stiamo pagando bollette salatissime anche perché non abbiamo voluto affrancarci dagli investimenti pubblici nel fossile. E che investire nel fossile è economicamente svantaggioso ormai ce lo dicono tutti, compresa l’Agenzia internazionale dell’energia. E poi a noi italiani tocca eccome, se non di più addirittura. La nostra nazione per il 20% è a rischio desertificazione, potremmo essere noi quindi i prossimi migranti climatici. Quindi questi comportamenti irresponsabili, perpetrati dai nostri governi, sono un vero e proprio crimine contro l’Umanità”.

Per cambiare rotta quindi non basta lavorare con i giovani, nelle scuole? “L’educazione delle nuove generazioni è importantissima, vitale, ma non c’è tempo per concentrarsi solo su quell’aspetto. Vista la gravità della situazione, siamo purtroppo forzati a ragionare sul breve termine, agendo il tutto e per tutto, in termini di disobbedienza nonviolenta, per cercare di invertire la rotta, qui e ora, subito”.

E cosa una realtà come Ultima Generazione può portare a un ipotetico tavolo di confronto con le altre realtà non profit? “La ‘dote’ che Ultima Generazione potrebbe portare a un ipotetico tavolo di confronto con le altre anime del Terzo settore e dell’Ambientalismo riguarda lo stile di advocacy che abbiamo scelto di intraprendere: nelle nostre rivendicazioni abbiamo capito l’importanza di avanzare richieste ben precise, circostanziate, puntuali evitando così che le nostre battaglie possano risuonare generiche, utopistiche agli occhi dell’opinione pubblica. Noi chiediamo ad esempio che vengano fermati i sussidi pubblici ai combustibili fossili. Puntuale. Preciso. Non lascia spazio a giri di parole o fughe dalle responsabilità”.

Cosa rispondete a chi giudica la vostra azione come figlia di un individualismo, oltretutto che reca disturbo alla popolazione? “Non ci sentiamo individualisti nel nostro agire e non ci sentiamo neanche avanguardisti che lasciano in dietro chi la pensa come noi, per fughe in avanti velleitarie. Mi dispiace proprio se diamo questa impressione, ma non è così. Noi siamo consapevoli della radicalità, seppur nonviolenta, delle nostre azioni. Siamo consapevoli di creare attriti con la cittadinanza, ma non ci divertiamo di certo nel farlo. Ci mettiamo, e ti prego di credermi, molta empatia in quello che di disobbediente facciamo. Ci mettiamo veramente in ascolto durante le nostre azioni. Ci spiace quindi tantissimo di recare disturbo per perseguire la nostra battaglia, ma il disagio creato dura pochi minuti o, nel caso dell’uso di vernice lavabile su edifici o oggetti, è di facilissima rimozione. Certo che siamo e saremo sempre oggetto di odio, ma ci sono tantissime persone che di contro, vedendo ciò che facciamo, ci sostengono. Anche perché hanno capito che agiamo non per un nostro tornaconto, ma per cercare di salvare tutte e tutti dal tracollo climatico”.

Quindi vi sentite più attivisti o più volontari? “Il termine attivisti ci sta un po’ stretti, non per il termine in sé, ma perché questo ci fa sembrare fuori dalla collettività, dal popolo, dalla cittadinanza, schegge impazzite. No, noi siamo cittadine e cittadini semplici, molto preoccupati, di tutte le età, di tutte le professioni, impegnate e impegnati dentro una battaglia che tocca tutte e tutti gli abitanti del nostro pianeta. Siamo persone normali, comuni, che hanno compreso la gravità della situazione e abbiamo voluto agire in prima persona, direttamente, in maniera nonviolenta. Il termine ‘volontaria’, invece, me lo sento più mio. Perché mi sento proprio al servizio della Comunità, anche se alle volte parte di essa ci tira i pomodori. Quindi sì, ci doniamo alla Comunità, perdendo del nostro. Per questo mi sento a mio agio nel termine, assolutamente”.

Qual è il ruolo e il peso dei riflettori che costantemente seguono le vostre azioni? “I social e i media classici sono vitali per la nostra azione. Quando Ultima Generazione è nata, le prime azioni intendo, il tutto spesso avveniva nel disinteresse generale, come normale che sia per un gruppo appena nato. Oggi è molto diverso. La nostra azione alimenta la spinta mediatica e la spinta mediatica rilancia la nostra azione di divulgazione per raggiungere ancora meglio il nostro fine”.

La vostra natura associativa poco strutturata e priva di gerarchia non è anticamera perché la vostra azione inizi e finisca con voi, risultando effimera? “Potrà anche capitare che, non essendo una realtà di volontariato classica, strutturata verticalmente, con tesseramento e tutto il resto, in futuro, nessuno raccolga il nostro testimone, continuando la nostra battaglia. Ma non dimenticare che non lo facciamo per la gloria, per passare alla storia.  Noi non pensiamo in questi termini al futuro, futuro che oltretutto se non cambiamo le cose non ci sarà. A noi interessa oggi portare le nostre richieste al governo e che oggi si smetta di investire soldi pubblici sul fossile. E continueremo a fare azioni di disobbedienza civile nonviolenta finché il governo non ci ascolterà, attivando questo processo. Non facciamo azioni per il gusto di farle quindi, come se fosse una dimensione esistenziale. Se ipoteticamente le nostre richieste venissero accolte domani, domani smetteremmo. Ovviamente l’impegno e il sacrificio che ci abbiamo messo sarebbe bello ci venisse riconosciuto prima o poi, però veramente, credimi, quando agiamo non agiamo per quello e non ce lo aspettiamo nemmeno in cambio. Agiamo per salvare vite, le nostre insieme a quelle di tutte e di tutti. E questo ci basta”.

Sirene, confusione, vernice, arresti, telecamere. Lontano dalle azioni di Ultima Generazione, la volontaria Ismaela ha un sogno da raccontarci? “Un sogno? Come volontaria di Ultima Generazione te ne racconto uno, questa volta se mi permetti sì utopico: sogno un mondo completamente carbon free ed emissioni zero, ovviamente. Ma anche dove la nonviolenza è radicata nelle società, modellando la nostra comunicazione emotiva, guidata dal rispetto tra le persone e tra le persone e l’Ambiente. Ambiente finalmente rispettato come parte di noi, perché noi siamo l’Ambiente. Quindi rispettandolo, rispettiamo noi stessi”

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