di Anna Donegà – 22 novembre 2022

Le Comunità Rinnovabili ci appartengono

 Un fenomeno molto radicato all'estero e che pian piano, burocrazia permettendo, sta prendendo piede anche in Italia, dove già se ne contano un centinaio. Quando produrre energia pulita è un atto comunitario, che parla la lingua e ha lo stile del Terzo settore

Si scrive Comunità Energetiche Rinnovabili, oppure si abbrevia CER, ma la sostanza non cambia: unirsi per scegliere insieme, tutte e tutti, privato e pubblico, associazioni non profit tanto quanto aziende profit, di invertire la rotta di una irresponsabile e insostenibile produzione energetica, cercando così di ridurre sempre di più la propria “impronta di carbonio“, cioè le emissioni di gas associate direttamente o indirettamente ad un prodotto, ad un servizio o ad una Organizzazione.

E proprio il mondo del Terzo settore è sempre più occasione di incontro, motore e volano di queste esperienze a esso “geneticamente affini”. Una CER, infatti, è tecnicamente un soggetto giuridico di diritto privato a carattere non commerciale, quindi di fatto una realtà non profit, animata da prosumer, cioè produttori di energia da fonti rinnovabili, ma al tempo stesso consumatori dell’energia autoprodotta o prodotta dagli altri soggetti della Comunità e che ciascuno mette in condivisione. Tramite questa “attitudine” di condivisione comunitaria si genera pertanto un attivismo che supera il concetto di consumatore e che permette allo stesso tempo di creare sviluppo di territoriale e tutelare l’ambiente.

I soggetti che non sono in grado di produrre energia ma solo di consumarla sono comunque previsti all’interno della CER proprio per il suo carattere solidaristico e che garantisce a ciascun componente di ottenere un risparmio in bolletta e di accedere ad incentivi statali che vengono reinvestiti nell’efficientamento energetico della Comunità energetica stessa.

Leonardo Becchetti, economista fondatore dell’associazione nazionale NEXT – Nuova economia per tutti, lanciando mesi scorsi un appello al Governo per proseguire nei Decreti attuativi a favore dell’avvio delle CER, ha affermato che “le comunità energetiche rappresentano un prezioso strumento di cittadinanza attiva, oggi fondamentale per dare forza e vitalità alla società civile che è baluardo della democrazia di fronte alle tentazioni populiste”.

Ma quante sono le CER attive in Italia? Legambiente a livello nazionale ha effettuato a giugno una mappatura per raccontare quanto si muove nei nostri territori in termini di autoproduzione/autoconsumo e ne ha contate già un centinaio, delle quali poco più della metà è in uno stato avanzato dei lavori mentre il restante è in fase embrionale proprio per l’attesa dei Decreti attuativi e delle modalità di erogazione degli incentivi.

Comunque se in Italia il concetto delle comunità energetiche rinnovabili è ancora in fase quasi embrionale, in Europa la situazione in alcuni paesi è molto dinamica. In Danimarca le prime esperienze sono degli inizi degli anni ’70, in Germania si contano 973 cooperative energetiche per la produzione di energie rinnovabili, nel Regno Unito sono 424 per 319 MW installati, che hanno raccolto fondi per 38,3 milioni di euro e prodotto risparmi in bolletta per 3,47 milioni. Esperienze significative e diffuse sono presenti anche negli Stati Uniti con le “community solar” e in Australia con oltre 100 “community energy”*.

E un segnale di “cambio di paradigma” sembra provenire proprio dai grandi tavoli politici internazionali, dove la società civile è sempre più citata come protagonista necessaria del cambiamento ecologico/energetico. Per esemio si è da poco conclusa la Conferenza dell’ONU sul clima a Sharm el-Sheikh in Egitto, evento mondiale che ha proprio dedicato una giornata di lavoro all’incremento del coinvolgimento della società civile, concentrandosi proprio sull’energia, comprese le energie rinnovabili e la trasformazione energetica.

Insomma, il Clima ci sta chiaramente facendo capire che non c’è più tempo per temporeggiare e d’altra parte I tempi sono maturi, nel mondo tanto quanto nel nostro Paese, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 in maniera condivisa e partecipata. Le Comunità energetiche rinnovabili sono un’opportunità formidabile a patto che vengano valorizzati gli elementi comunitari e di attivismo civico e non i possibili elementi speculativi per i grandi gruppi energetici.

I soci di una comunità energetica nel Regno Unito © flickr.com/photos/tentenuk

TI POTREBBERO INTERESSARE