di Paola Springhetti – 9 novembre 2021

I giovani e l'Agenda 2030: una promessa sconosciuta

 Secondo la ricerca realizzata dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e dall’UCSI, meno di un ragazzo su due conosce gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Onu

Colpisce scoprire che la maggior parte dei giovani (51,5%) non conosce l’Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Colpisce, tanto più che questo dato emerge da un campione non rappresentativo, ma di convenienza: è una risposta ad un questionario diffuso on line, a cui quindi probabilmente ha scelto di rispondere chi era già in qualche modo “vicino” al tema. La percentuale reale, quindi, è probabilmente più alta.

Il questionario, che ha coinvolto 451 giovani tra i 18 e i 32 anni, è stato diffuso all’interno di una ricerca realizzata dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e dall’UCSI (associazione di giornalisti cattolici), ora pubblicata all’interno del volume “Pensare il Futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti” (Ed LAS 2021. Una sintesi dei risultati si può trovare a questo link).

Questo dato non vuol dire che i giovani non siano sensibili al tema dello sviluppo sostenibile: basterebbero i Fridays for Future per ricordarci la loro disponibilità anche a mobilitarsi. Per loro, infatti, il concetto di “sostenibilità” è connesso prima di tutto con le tematiche ambientali e, in secondo luogo, con quelle di tipo economico per finire, con questioni più sociali, come l’equità, la giustizia e la lotta alle disuguaglianze. E fra quelli suggeriti dall’Agenda, i temi che più li interessano sono quelli che li toccano più da vicino: istruzione di qualità (indicato dal 49,2% di chi ha risposto al questionario), salute e benessere (36,6%) e parità di genere (29,4%). Ritengono però che le maggiori preoccupazioni della gente si concentrino su lavoro dignitoso e crescita economica (61,5%) e salute e benessere (52,7%).

La ricerca in questione ci dice anche altre cose interessanti, ad esempio che sono disposti a mettersi in gioco in prima persona adottando stili di vita e comportamenti sostenibili. Sono infatti convinti che la responsabilità dell’insostenibilità dello sviluppo vada imputata prima di tutto al comportamento delle persone (8.97 punti su 10) ma quasi altrettanto dalla politica (8,89 su 10), seguita dalle multinazionali (8,71), dalle guerre (8.57), dalla criminalità organizzata e dall’economia (che si trovano a pari merito con l’8,52). Impegno personale e volontà politica, dunque, vanno di pari passo. Forse per questo si dicono disponibili a fare scelte personali di impegno quotidiano, soprattutto praticando la raccolta differenziata (9,09 su 10), evitando l’uso della plastica (8,89), se possibile muovendosi in bicicletta (8.45), mangiando prodotti locali (8,44), utilizzando l’automobile il meno possibile e condividendola (8,39).

Nonostante tutto questo, il fatto che non conoscano l’Agenda 2030 resta un problema. Loro accusano l’informazione, che non ne parla abbastanza. Il che probabilmente è vero, anche se poi si scopre che dicono di informarsi prevalentemente sui social network, i telegiornali e il web, anche se dichiarano di non ritenerli attendibili.

Vero è che l’informazione tende ad occuparsi di alcuni temi legati agli obiettivi dell’Agenda, ma meno dell’Agenda stessa, che invece è importante, e non solo per una questione formale: i 17 obiettivi, che l’Italia ha sottoscritto, possono essere raggiunti solo se si riesce a costruire una convergenza di scelte politiche, sociali e individuali. In altri termini, se tutti collaborano, ognuno per quanto gli compete. Ma questa convergenza non c’è se non c’è una condivisione degli obiettivi da raggiungere, con i quali confrontarsi e verificare se si sta andando avanti, si è fermi o si sta tornando indietro (come sostiene ASVIS nel suo Rapporto 2021, secondo il quale retrocediamo in almeno nove obiettivi e come sostiene Caritas nel suo rapporto sulla povertà in Italia “Oltre l’Ostacolo”)

Il fatto che non la conoscano i giovani, sulle cui spalle peseranno le scelte di oggi, è un indicatore importante su un’area di miglioramento che richiede un tempestivo intervento in termini di comunicazione e di informazione, perché siano attori consapevoli di un futuro del quale saranno, comunque, protagonisti.

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