di Angela Barrios e Leonardo Atencio – 17 giugno 2024

Focus on Volontariati nel mondo / Venezuela

 Continua il viaggio della nostra rivista alla scoperta di come l'impegno civico si declini a ogni latitudine. Al centro di questa "puntata" il paese sudamericano, tra tradizione comunitaria, blocchi finanziari e voglia di riscatto capace di non lasciare indietro nessuno

Il volontariato nella sua versione di organizzazione sociale contemporanea in Venezuela ha radici profonde legate alle pratiche cooperative comunitarie delle popolazioni ancestrali. Le città e comunità venezuelane sono numerose e diverse e in esse si riflette quell’essenza ancestrale di solidarietà, anche in mezzo a significative differenze, disuguaglianze e difficoltà.

Tuttavia, negli anni più recenti mantenere questo senso ancestrale collaborativo non è stato facile. In particolare a partire dal marzo 2015, con l’emissione di un ordine esecutivo da parte deli Stati Uniti che dichiarava il Venezuela “una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e la politica estera degli Stati Uniti”, si è scatenata e aggravata una crisi economica e umanitaria senza precedenti che ha causato una rottura del tessuto familiare e sociale. Si stima infatti che più di sette milioni di venezuelani siano migrati in altri Paesi, molti forzatamente, per cercare nuove forme di sopravvivenza.

Chi è rimasto ha dovuto subire le conseguenze di un blocco finanziario ed economico che ha causato un deterioramento repentino delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione. Questa condizione di insicurezza e impoverimento ha coinvolto anche la classe media, impegnata nei settori dei servizi, e ancor di più i lavoratori della pubblica amministrazione. Una delle principali conseguenze della crisi è stata un crollo della capacità di risposta dello Stato e del movimento sociale nel fornire un’assistenza efficace in importanti settori come l’alimentazione, la salute e l’educazione.

Di fronte a questo scenario drammatico, è emersa però anche una forza sociale creativa molto importante. Sono nati numerosi gruppi, progetti e organizzazioni che hanno dato sollievo e risposta alle molteplici necessità poste dalla crisi del 2015 e ulteriormente aggravatasi con l’insorgere della pandemia da Covid nel 2020.

Sono numerose le esperienze di volontariato che sono emerse. Tra queste, un gruppo di ricercatori, creatori e docenti del programma di Arte e Salute della università nazionale delle Arti del Venezuela (Unearte) hanno deciso di unirsi per condividere conoscenze che permettono di rafforzare la salute mentale collettiva attraverso le arti, aumentando le possibilità di resilienza dei venezuelani dentro e fuori dal loro territorio. Il gruppo era convinto dell’urgenza che i governi e l’intera società mettessero in atto non solo strategie di sicurezza sanitaria con campagne di vaccinazione di massa, ma che avessero contemporaneamente luogo azioni creative e innovative di supporto e contenimento emotivo, e che queste strategie utilizzassero le arti come metodo alternativo per affrontare le sofferenze soggettive generate dalle crisi.

Rimanevano però grosse difficoltà di concretizzazione del progetto: coloro che ambivano a promuoverlo stavano a loro volta attraversando una precarizzazione tale delle loro condizioni di vita che era diventato complesso anche pagare il servizio internet, garantendo la possibilità di essere in contatto e progettare collettivamente.

Per far fronte a tale situazione, il gruppo ha deciso di ampliare il progetto ad altri professionisti e colleghi dall’America Latina e dalla Spagna. In questo modo l’iniziativa solidale e collaborativa è cresciuta dando vita al il progetto Cirandas del Sud, che ha permesso di organizzare alcune attività di cooperazione in modalità virtuale, grazie a sempre più numerosi volontari e volontarie.

Le Sur Cirandas come cicli di movimento e vitalità ispirano a trovare molteplici forme di sostegno reciproco, solidarietà e cooperazione per realizzare un mondo in cui il Buon Vivere sia possibile, e in ogni esperienza esplora percorsi di incontro e riunione con colleghi, amici, colleghi provenienti da Paesi fratelli e che hanno in comune la ricerca , la formazione e/o l’implementazione di diverse pratiche sociali.

Cirandas significa giro o ruota della cultura e si ispira a diverse esperienze educative, terapeutiche, artistiche, comunitarie e organizzative dell’America Latina. In particolare nelle Cirandas da Cultura e Ciranda da Paz in Brasile, che sono centri comunità artistica, fondata e gestita dai residenti del quartiere per l’attuazione quotidiana delle politiche pubbliche attraverso alleanze con il centro sanitario della regione e con il sostegno dell’università.

Quello che è nato da un impulso di sopravvivenza in Venezuela, oggi è un volontariato emergente e insorgente sui temi dell’arte e della salute collettiva, a cui partecipano diverse organizzazioni e atenei, anche in Italia. Le Cirandas del Sud non solo supportano e contribuiscono con il lavoro volontario alle strategie di arte, educazione e salute, rendendole gratuite e accessibili in Venezuela, ma stanno anche avendo un impatto e un riconoscimento in vari paesi dell’America Latina, in Spagna e in Italia attraverso i diversi spazi e incontri che organizzano, non solo in modo virtuale.

Tra le ultime novità, durante lo scorso anno, è nato un altro fronte di volontariato che ha iniziato a supportare, formare e organizzare il gruppo delle Cirandas dell’Istituto di Senologia dello Stato Aragua (Isena) al fine di costituire un gruppo di mutuo soccorso tra le donne affette da cancro al seno.

Una canzone popolare venezuelana è intitolata “La Matica”. Si tratta di una espressione popolare che significa albero. Il testo è particolarmente significativo: “Non temo il pericolo, non temo il fallimento / Ho una stella che illumina i miei passi / Ho la mia stella che illumina i miei passi / Noi viviamo sotto l’albero / è sempre estate con lui, con lui è sempre verde”.

Il lavoro volontario organico e persistente delle Cirandas del Sud è forse quella matica, dove il popolo sofferente può trovare rifugio per proteggersi dal sole cocente o dalla pioggia implacabile. Quello che fanno le Cirandas del Sud è ricordare la saggezza dei popoli contadini, indigeni, afrodiscendenti, delle comunità ancestrali e contemporanee che continuano a utilizzare le arti, le conoscenze popolari e i processi creativi non solo per supportare la vita, ma per trasformare la realtà.

Le persone impegnate nelle Cirandas sono, giustamente, convinte che il sostegno reciproco, la solidarietà e la collaborazione siano incarnati nella stessa forza creativa che tutti condividiamo.


Venezuela © Tom van den Dool

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