di Kristian Caiazza, Michele Gagliardo, Salvatore Rizzo – 7 giugno 2023

Tangram: a Parma un progetto dei giovani per immaginare il futuro

 Una installazione itinerante a passo di “l.u.m.a.c.a”: il Laboratorio urbano mobile per attività creative aperte, laboratori e azioni tra i parchi

Se tu potessi creare una città diversa, come la faresti? Così, in modo semplice e diretto, sorridendo mentre si guardano negli occhi, Giulia, Lucia, Enrica e Roberta iniziano a raccontare la storia di Tangram, il progetto con il quale hanno interpretato, nel corso di un anno di impegno, il loro ruolo di cittadine attive dentro il tessuto sociale della Città di Parma. “Tangram – Cantieri creativi di comunità”, è una delle trentasei idee finanziate e sostenute dalla call for ideas ThinkBig (www.thinkbigparma.it), arrivata alla terza edizione, promossa da fondazione Cariparma e realizzata in collaborazione con la Lude, la Libera università dell’educare.

“Con le nostre quattro biciclette e rispettivi rimorchi colorati abbiamo percorso strade e quartieri a passo di l.u.m.a.c.a. (ecco come abbiamo chiamato la nostra installazione itinerante: laboratorio urbano mobile per attività creative aperte). Un’installazione itinerante che abbiamo spostato in bicicletta tra i parchi e le piazze della città, composta di elementi tridimensionali, impiegati nella realizzazione di laboratori e azioni performative, a un ritmo lento che ha lasciato il tempo di entrare delicatamente e rispettosamente nei luoghi che l’hanno ospitata, generando curiosità e aprendosi agli incontri che possono scaturirne.”

Giulia, Lucia, Enrica e Roberta hanno speso un anno di tempo nella realizzazione di Tangram, che si è occupato del delicato rapporto fra identità sociale e immagine di sé, che ciascuno si forma nella relazione con lo spazio in cui si vive. Lo hanno fatto cercando di inondare gli spazi di relazioni vive, dinamiche e di opportunità di partecipazione. Incontrare e far incontrare generazioni, per costuire insieme, dal basso, movimenti e installazioni artistiche creative, allo scopo di alimentare nuovamente appartenenza, legame, un immaginario diverso dei luoghi e quindi anche delle persone e delle loro soggettività.

“Mesi di confronto, scambi di idee, lampi di genio, bozzetti, laboratori con i bambini nelle scuole, nei parchi e nelle piazze della città con chi lì si trovava per caso. Con i nostri laboratori abbiamo invitato le persone a prendere parte a un gioco collettivo nello spazio pubblico. Abbiamo chiesto loro cosa vedessero nella città, quale fosse la loro esperienza dei luoghi vissuti e i loro desideri nei confronti dello spazio urbano. Chi è “stato al gioco” ha portato e condiviso il proprio sguardo: spesso critico ma anche coraggioso, costruttivo, utopico. 

Questo confronto è stato sempre generativo perché ci ha permesso di trasformare, anche se temporaneamente, il luogo che ci ospitava, esperire un modo diverso di essere in quel luogo, ovvero esserci insieme per giocare, immaginare e creare, cioè per condividere con gli altri la nostra parte più vitale e autentica. Soprattutto, abbiamo esercitato la dimensione dell’immaginazione e del desiderio come motore di trasformazione e cambiamento: se di una città vediamo immediatamente i limiti e i problemi, con Tangram ci siamo regalati il tempo di pensare a come la città potrebbe essere, e come noi potremmo e vorremmo vivere in essa.

Poter desiderare per la nostra città spazi, forme, funzioni nuove e diverse è un’azione potente poiché apre alla dimensione della possibilità e della cura, indica direzioni di azione e intervento, ci fa sentire parte di un fare comune, appunto, di una comunità”.

“Realizzare la nostra idea ha rappresentato per noi vivere la città ricercando un nuovo modo di abitarla: più attivo, partecipe, condiviso. Ci ha portate a ripensare lo spazio, e in particolare lo spazio pubblico, in termini di significati, valore e relazioni che genera e racchiude. Abbiamo cercato di porci in relazione con la città con un’attitudine di curiosità verso ciò che ci circonda, i luoghi che attraversiamo quotidianamente e quelli che meno conosciamo, coltivando il desiderio di conoscere chi abita e attraversa questi spazi, generando momenti di incontro e di fare condiviso. Abbiamo individuato nella creatività e nei linguaggi espressivi un’importante risorsa per stimolare la socialità ed esercitare una forma attenta, critica e generativa di vivere la città. Ritornare al gioco, che è una cosa seria, perché “è nel giocare che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre il sé” (D. Winnicott, Gioco e realtà)

ThinkBig nasce per sperimentare forme di intervento sul territorio, che possano essere efficaci nell’affrontare alcune delle sfide cruciali del nostro tempo, per costruire condizioni che permettano di migliorare la qualità della vita dei contesti. In particolare con la precisa intenzione di portare un contributo al tema dello sviluppo, a partire dal rinnovamento della società, promuovendo forme inedite di collaborazione fra generazioni. Perché solo se la città si apre al contributo delle giovani generazioni è possibile generare innovazione sociale, costruire contesti di vita in grado di affrontare i cambiamenti che stanno attraversando le nostre società, qualificare le comunità locali come attente ai diritti ed eque. Proprio questo spirito si ritrova nell’intervento di Giulia, Lucia, Enrica e Roberta.

Dopo tre edizioni della call con il testo Generare Futuro  “abbiamo provato a raccontare queste idee con la voce dei protagonisti e con il contributo di studiosi e testimoni del nostro tempo per riflettere e mettere a fuoco alcune questioni centrali circa la possibilità di restituire ai giovani parole e potere nella costruzione del futuro auspicabile, sostenibile e giusto. Abbiamo indicato alcune attenzioni necessarie per rendere possibile la metamorfosi in grado di dare vita a nuove strutture e organizzazioni nelle comunità locali.

La prima questione è la necessità di andare alla ricerca di quei giovani che hanno intuizioni potenti. Uscire, scendere nelle strade, andare nei luoghi nei quali i giovani si ritrovano, riflettono, condividono pensieri, ipotesi e idee per superare in modo generativo alcuni snodi legati al futuro e al rispetto dei diritti. Cercarli, ascoltarli, portare alla luce le loro idee, sostenerle e farle crescere. Mettendo in condizione queste persone di non avere preoccupazioni per la loro vita fino a quando danno forma alla loro idea; di sentirsi sostenuti da figure esperte e competenti; di essere attivatori di un dibattito pubblico nuovo, che parte da problemi concreti e propone soluzioni generative per riaprire un percorso verso un futuro possibile.

Seconda questione: credere nei giovani e sostenere il loro desiderio. Ecco cosa ci attende. Dare spazio e parole a desideri e passioni perché possano dirsi e agire il loro potere coinvolgente, contaminate, generativo.  Rivalutare l’atto politico dell’ascoltare i loro pensieri e le loro prospettive al fine di comprendere e costruire alleanze. Sospendere i giudizi e tenere a freno forme, anche nascoste, di paternalismo che distruggono ogni spazio di prospettiva perché mantengono i giovani in una posizione di subalternità.

Riconoscere i sogni e le passioni; mettersi al fianco per accompagnarne lo sviluppo, la costruzione di percorsi ed esperienze concrete. Concrete perché alimentate dalla realtà con tutta la sua materialità e perché produttrici di risposte nuove, di movimenti verso un cambiamento materiale delle situazioni.

Altra sfida per sua natura politica è rappresentata dalla costruzione di un passaggio strutturale dalla logica del progetto alla logica del cambiamento. Un cambio di paradigma fondamentale per i nostri mondi, spinti dalla performance del progetto che non rappresenta solo un modo organizzato di pianificare ciò che si intende fare, ma contiene una tecnica che determina l’intero agire dell’esperienza, le sue modalità, le caratteristiche delle relazioni, i suoi confini.

Serve un atteggiamento abilitante che nasce dalla realtà, dal qui e ora e si orienta verso l’espansione, la moltiplicazione, la creazione di connessioni, il confronto con esperti e studiosi, per sostenere la crescita e l’evoluzione. Altro snodo per il futuro riguarda come sostenere economicamente questi processi. Una scelta di senso che cambia radicalmente il senso dei processi e dei percorsi. Andrebbe aperto un dibattito sulle forme di erogazione o finanziamento in coerenza con la logica del cambiamento e della valorizzazione e sviluppo delle risorse giovanili.

L’enorme ricchezza dei modi diversi che i giovani hanno di generare innovazione e cambiamento nella e della realtà, rischia di restare un oggetto di dibattito e sviluppo per addetti ai lavori e fatica a diffondersi, far parlare, contaminare, innovarsi pubblicamente; visibili e accessibili a un ampio spettro di persone. Un’ulteriore sfida è come si parla di queste esperienze, con quali linguaggi e in quali contesti: come si fa cultura, si crea una mentalità, si dice che queste tensioni sono buone e sono indispensabili per il futuro.

L’ultima sfida che immaginiamo possa far parte di un futuro impegno con tanti e nuovi compagni di strada è rappresentata dall’apertura di un dibattito operativo su due fronti: il primo, dedicato a definire quegli spazi di collaborazione e contaminazione possibili già nell’oggi; il secondo, finalizzato a costruire un processo politico attraverso il quale sostenere le organizzazioni del terzo settore che intendono investire seriamente in innovazione, crescita del capitale umano e strategie di cambiamento. Perché fino a quando questi che sono investimenti, restano come costi non riconosciuti a carico delle organizzazioni sociali, queste ultime ridurranno o elimineranno la spesa in queste direzioni, intraprendendo la strada della graduale riduzione della qualità della loro presenza nel territorio.

Connettere, condividere e collaborare, continuare a crescere a fare ricerca e innovare sono aspetti irrinunciabili per organizzazioni e persone che non vogliono smettere di contribuire al processo di cambiamento e trasformazione delle nostre città.

Il tema dello sviluppo del Paese passa dalla possibilità che la società possa essere influenzata dalle idee e dal contributo dei giovani.

Panchina postpandemica © Morgan Maugeri e Fabio Cacia

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