di Violetta Cantori – 22 marzo 2023

Teatro e salute mentale: il non profit è cerniera

 VOLABO Csv Bologna pubblica un'inedita mappatura delle organizzazioni non profit che in Italia usano il teatro come mezzo per la cura della salute mentale. Tratto comune da Nord a Sud di queste esperienze, spesso eterogenee? Fungere da occasione di incontro generativo tra mondo sanitario e artistico

In Italia almeno 182 organizzazioni non profit sono impegnate in attività di teatro nell’ambito della salute mentale e, seppur con approcci che variano da un territorio all’altro, portano avanti queste esperienze in stretta collaborazione con enti pubblici, tra cui figurano in particolare i dipartimenti di salute mentale di 41 aziende sanitarie. Questi dati emergono dal report di ricerca pubblicato a febbraio 2023 su www.volabo.it e www.teatralmente.itA un passo dalla scena – Ricognizione delle realtà del terzo settore che promuovono attività teatrali nell’ambito della salute mentale”, che divulga i risultati della seconda fase della mappatura iniziata nel 2021 e conclusasi lo scorso autunno.

L’indagine, condotta da VOLABO – Centro Servizi per il Volontariato della città metropolitana di Bologna in collaborazione con l’Istituzione Gian Franco Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna all’interno del Protocollo regionale (emiliano-romagnolo) Teatro e Salute mentale, rientra tra le attività che pongono le basi per la costituzione di una rete nazionale dei ‘teatri della salute’, di cui si è parlato nella rivista VDossier di luglio 2022 (pp. 18-23), e aggiunge preziose informazioni di carattere qualitativo sull’importanza del ruolo giocato dalle associazioni e dai Csv nel dare linfa vitale a questo percorso. La proposta è nata nell’ambito delle attività del Coordinamento Teatro e Salute Mentale della Regione Emilia-Romagna che riunisce i referenti dei Dipartimenti di Salute Mentale per le compagnie/gruppi teatrali composti da persone in cura presso gli stessi. I diversi attori del terzo settore, secondo le rispettive funzioni, agiscono come propulsori di esperienze e come sorta di cerniera tra i mondi della sanità e della cultura che sono abituati a parlare linguaggi diversi e rispondono a problematiche e bisogni diversi.

Per esplorare la capacità e le potenzialità che il terzo settore può agire per mettere a sistema, a livello locale e nazionale, i teatri della salute diffusi in tutto il paese, abbiamo raccolto le voci di alcuni dei protagonisti e delle protagoniste che con determinazione stanno percorrendo questa strada.

Ivonne Donegani è una psichiatra, ha diretto il Dipartimento di Salute mentale della ASL di Bologna e dopo il pensionamento ha scelto di proseguire il suo impegno da volontaria dell’Associazione bolognese Arte e Salute APS e per il Coordinamento Teatro e Salute Mentale. Come lei, altri psichiatri e operatori sanitari che hanno sempre creduto e agito per rendere possibile l’incontro tra salute, cultura, lavoro e comunità hanno fatto la stessa scelta e sono ora volontari in questo ambito. Si tratta di un volontariato molto competente e prezioso, perché conosce il fenomeno da più punti di vista, conosce i differenti approcci e linguaggi e può portare risorse di matrice diversa che si integrano tra loro.
Clotilde Arcaleni Barbieri è la presidente di Insieme a Noi ODV, associazione modenese di familiari di persone con disagio psichico che ha dato vita alla compagnia teatrale I Fuali. Il suo racconto testimonia quanta strada è capace di percorrere una piccola associazione. L’iniziativa di fare teatro è nata dal basso oltre 20 anni fa. Non c’era nulla di strutturato allora, e mai si sarebbe pensato di riuscire a mettere in piedi spettacoli che avrebbero potuto trovare posto nelle stagioni di prosa dei teatri della regione. Eppure, grazie alla determinazione, alla capacità di instaurare relazioni e a un territorio fecondo da questo punto di vista, tutto ciò è stato possibile e ora si guarda avanti, verso la rete nazionale.

Il responsabile del Settore attività culturali, economia, giovani della Regione Emilia-Romagna, Gianni Cottafavi, spiega come lo sviluppo e la diffusione dei teatri nell’ambito della salute mentale siano il risultato di un percorso intrapreso dal volontariato che, spesso coadiuvato da una psichiatria di stampo basagliano e dal supporto dei Csv, è riuscito a sollecitare le istituzioni per gettare un ponte tra cultura, politiche sociali e sanità, tema caro anche nel resto d’Europa. Sebbene a livello nazionale ci siano state delle aperture in passato in questa direzione, un dialogo vero e proprio tra ministeri non si è ancora concretizzato. Ancora una volta il non profit, portando la forza della rete, potrebbe giocare un ruolo di advocacy determinante, facendo valere la sua funzione sociale riconosciuta dalla Riforma del terzo settore.
La presidente della rete nazionale dei Centri di servizio per il volontariato (CSVnet) Chiara Tommasini parla del sostegno che i Csv possono offrire ai progetti di teatro e salute mentale sia a livello locale, sia a livello nazionale, grazie alla loro funzione di agenzia di sviluppo dei territori in cui si innestano. I Csv hanno una profonda conoscenza delle proprie comunità, mettono in rete attori differenti, fanno emergere esperienze di valore, spesso mediano e facilitano il dialogo tra pubblico e privato e dialogano tra loro per condividere buone pratiche. CSVnet può lavorare in stretta sinergia con i Csv che compongono la rete a partire dai bisogni e le sollecitazioni dei territori, per aiutare a costruire una risposta di sistema, alzando lo sguardo a livello nazionale.

Un armadio di scena aperto © Elisabetta Mandrioli - www.arteliphoto.it

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