Nato in Turchia nel 1980 nella città di Batman, oggi è cittadino italiano e pochi mesi fa il presidente Sergio Mattarella gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Una favola, la sua vita, piena di colpi di scena, di radicali cambiamenti di vita, di lingua, di incontri con culture e tradizioni, modi di pensare diversissimi, una storia meravigliosa di riscatto e di inclusione, di rispetto e di amore.
Si chiama Ozcan Gemi ed è un ex giocatore della Amicacci Abruzzo di Giulianova (Teramo), squadra di basket in carrozzina, ente del Terzo settore.
Gemi, con l’accento sulla i, come tutti lo chiamano per la difficile pronuncia del suo nome, è oggi il vice allenatore della squadra che ha conquistato nella stagione 2022/23 il titolo di campione d’Italia della Seria A e la Supercoppa italiana. Da pochi giorni è tornato dalla sua Turchia, dove si è svolta la fase finale della Coppa dei campioni. Il team, guidato dal coach Carlo Di Giusto, è arrivato in finale dove l’Amicacci Abruzzo si è dovuta arrendere agli spagnoli dell’Amiab Albacete, che hanno conquistato il loro quarto titolo consecutivo.
“Il basket l’ho conosciuto per caso – spiega Gemi a VDossier – ero con i miei amici in un parco, nel quartiere Besiktas di Istanbul. Si è avvicinato un ragazzo in carrozzina, come me, ma io all’epoca non l’avevo nemmeno la carrozzina, e mi dice: ‘Abbiamo creato una società nuova che promuove lo sport paralimpico. Hai voglia di venire a vedere di cosa si tratta?’. Io non sapevo nulla di quel mondo, era il 1998. Non c’era solo la pallacanestro ma anche altre discipline, però ho visto una partita di basket ed è stato amore a prima vista”.

Da lì è partita la sua carriera. Prima nella Serie B turca, poi in A fino al 2002 quando partecipò a un torneo a Giulianova. “Sono arrivato 23 anni fa” – aggiunge il cavalier Gemi – e non ho più lasciato questa città né la regione”.
Lei in Italia ha trovato una nuova patria, l’amore, la passione per lo sport e adesso anche il titolo di Cavaliere della Repubblica, che ha un ruolo molto significativo nella società italiana. Come si sente ad avere questi riconoscimenti in Italia?
“È un grande onore per me aver ricevuto questa onorificenza. Quando mi è arrivata la comunicazione, dalla Prefettura di Teramo, non riuscivo a crederci e sono veramente fiero e orgoglioso di questo titolo. Noi, oltre a giocare a basket, testimoniamo il nostro vivere la disabilità e grazie ai progetti della società Amicacci andiamo spesso nelle scuole, nelle università a parlare di disabilità, di inclusione, perché la nostra idea è far crescere le nuove generazioni con più consapevolezza. Raccontiamo le storie dei nostri atleti, spieghiamo cosa vuol dire vivere in carrozzina e spieghiamo che viviamo la nostra vita tranquillamente come tutti gli altri: lavorando, guidando la macchina, giocando a basket, sposandoci… Dico sempre ai giovani: come voi comprate le scarpe, noi compriamo la carrozzina. Voglio far parte della società italiana, dare il mio contributo alle nuove generazioni”.

Naturalmente ci sono stati momenti difficili ma si è sentito anche a suo agio a Giulianova, compreso, integrato.
“Certo, i momenti difficili sono stati all’inizio, nel 2002, quando arrivai non conoscevo la lingua, avevo lasciato la mia famiglia a Istanbul, mi ritrovai in un altro Paese con un’altra cultura, altre tradizioni, altri cibi. Ma ho fatto un percorso bellissimo, qui in Abruzzo ho trovato una nuova famiglia e, ormai, sono più gli anni che sto in Italia che quelli vissuti in Turchia”.