di Violetta Cantori – 8 giugno 2022

L'accessibilità come diritto umano

 A Bologna 15 associazioni, insieme all'amministrazione comunale, lanciano il "progetto rampe" per rendere a chiunque visitabili i luoghi aperti al pubblico e perseguire così l'applicazione del principio di accessibilità universale

Tea va a fare spesa con il figlio sulla carrozzina. Va in farmacia, usa la rampa dedicata. Prosegue dal panettiere, incontra un ostacolo: 2 gradini all’ingresso. Il fornaio con la solita cortesia l’aiuta e accoglie entrambi. Per Carmen è diverso: con la sua sedia a rotelle non può essere sollevata facilmente. Lei, come tante altre persone, non ha le stesse possibilità di accedere a molti negozi e bar della città.

Questa è una storia comune che potrebbero raccontare neomamme in difficoltà nel sollevare un passeggino, persone temporaneamente inabili e disabili. Ci sono però sempre più storie, già scritte o in pieno svolgimento, che puntano a cambiare questo tipo di finale. Una di queste viene da Bologna dove, nel 2020, una cordata di 15 associazioni guidata dalla sezione locale della UILDM – Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare ha presentato all’amministrazione comunale il “Progetto Rampe”, finalizzato a rendere obbligatoriamente accessibili (o più correttamente ‘visitabili’) i luoghi aperti al pubblico presenti in città, quali bar, ristoranti, negozi.

“La nostra idea era di rendere l’accessibilità un requisito di base per un’attività commerciale, non un di più. E, consapevoli delle difficoltà, volevamo trovare un modo per alleggerire la burocrazia e agevolare gli esercenti”, spiega Alice Greco, presidente di UILDM Bologna. “Perciò, dopo avere analizzato l’esperienza del Comune di Milano che sembra funzionare abbastanza bene, abbiamo proposto una integrazione al Regolamento Edilizio del Comune di Bologna, approvata dalla precedente Giunta il 28 luglio 2021 e intitolata “Linee guida per la visitabilità degli edifici aperti al pubblico”.

La norma prescrive che entro settembre 2023 tutti i luoghi coinvolti dal provvedimento devono garantire la possibilità di accedere agli spazi di relazione, servizio e incontro anche a persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, secondo quanto prescritto dal DM n. 236/89 in relazione all’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati, e secondo il principio dell’accomodamento ragionevole definito dall’art. 2 della “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità“. “Con le nuove regole, che fanno riferimento a quanto scritto nella Convenzione ONU, non basta più rispettare i requisiti tecnici di accessibilità del 1989, ma è necessario ricercare soluzioni che, per quanto possibile, garantiscano l’uguaglianza, la piena inclusione ed evitino la discriminazione indiretta della persona”, prosegue Greco. “Mi spiego meglio. Se per entrare in un negozio devo prima chiedere assistenza e attendere che questa mi venga data, questo mi mette in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone”.

Per le associazioni bolognesi le Linee Guida sono state un primo importante traguardo, raggiunto insieme alla precedente amministrazione comunale che si era mostrata sensibile al tema e, nella stessa occasione, sempre a luglio 2021, aveva preso l’impegno di avviare la composizione del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) entro il 2022. A quasi un anno di distanza non è ancora possibile parlare di risultati, ma è interessante capire cosa si sta muovendo per raggiungere l’obiettivo del 2023.

La nuova giunta comunale (insediatasi con le elezioni dello scorso autunno) ha ripreso in mano il lavoro iniziato dai precedenti amministratori e, entro settembre 2022, formalizzerà il gruppo di lavoro costituito da rappresentanti di tutti i settori interessati che è in realtà già operativo, si doterà di un nuovo ufficio di coordinamento per l’applicazione delle linee guida e del PEBA, riprenderà le attività del tavolo di lavoro partecipato dalle associazioni del Progetto Rampe e dalle altre che rappresentano il mondo della disabilità. Sono in programma anche una campagna comunicativa e l’emanazione di forme di agevolazione per i commercianti che dovranno migliorare l’accessibilità dei propri locali.

“Siamo chiamati ad applicare il principio di accessibilità universale della città definito nel Piano Urbanistico generale del Comune di Bologna che contiene già delle specifiche disposizioni sull’eliminazione delle barriere architettoniche – spiega la neo Consigliera comunale con delega alla famiglia, disabilità e sussidiarietà circolare Cristina Ceretti -, ma la vera sfida da compiere insieme è quella di passare da una logica basata sull’accessibilità, ad una logica basata sul benessere delle persone che vivono la città, tutte. Occorre passare da una progettazione ‘speciale’ ad una progettazione per tutti. Si tratta di un cambio di cultura che piano piano deve permeare tutta la cittadinanza. In questo senso le Linee Guida sono parte di una idea più ampia che, nonostante la sua complessità, tiene conto non solo della rimozione dell’incongruo e della sistemazione di ciò che già c’è, ma aspira a una progettazione vera e propria del futuro della città. Questo è un obiettivo trasversale a tutti gli assessorati, in prima istanza Urbanistica, Mobilità Patrimonio e Lavori pubblici, che sono già coinvolti nei numerosi e importanti interventi già in progettazione. Ma poi anche Turismo, Cultura e Attività produttive”.

In prospettiva dell’adozione delle Linee Guida ad oggi sono stati presi in esame 300 esercizi commerciali, sono partite le prime lettere informative e, contestualmente, gli uffici competenti hanno iniziato a incontrare gli esercenti. Il lavoro sui luoghi di interesse corre insieme alla progettazione di ‘corridoi accessibili’ nel centro storico, dei percorsi che si basano sull’analisi delle 33 tavole sui diversi livelli di accessibilità del tessuto urbano realizzate dall’architetto Fabio Fornasari dell’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza.

“Il concetto di disabilità deve essere visto come risultato dell’interazione tra componenti, architettura, organizzazione dei tempi della città, mobilità urbana e capacità dell’individuo”, conclude Ceretti. “Non possiamo più basare il nostro lavoro sull’applicazione delle singole norme, ma occorre ridisegnare la città con il coinvolgimento e di tutte le persone, le strutture tecniche e i soggetti della società civile che possono portare uno sguardo e delle competenze che si integrano”.

Una delle maggiori sfide riguarda la rimozione delle barriere architettoniche in edifici tutelati come beni monumentali, storici, artistici. È un problema particolarmente sentito in una città come Bologna, con cui le persone disabili si scontrano quotidianamente, e di fronte al quale il diritto alla non discriminazione (diretta o indiretta) sembra trovare ostacoli insormontabili. Sarà interessante osservare come nel prossimo futuro le azioni messe in cantiere dall’associazionismo insieme all’amministrazione possano agire per migliorare questa situazione e realizzare una città più vivibile per tutta la popolazione.

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