di Giulio Sensi – 14 giugno 2024

Motivazione e competenza la molla per fare di più

 Le parole di Francesco Colombo, presidente di Federavo e Domenico Pantaleo, al vertice di Auser

Francesco Colombo è presidente nazionale di Federavo, la grande federazione delle associazioni di volontari ospedalieri. Il suo punto di vista è profondo e innovativo: “Deriva da una serie di considerazioni”, spiega, “La pandemia ha accelerato il ricambio generazionale, hanno mollato anche persone più giovani, ma la presenza più sostenuta c’è stata: chi ha un’età più avanzata talvolta è stato portato a interrompere dai familiari, in altri casi ha rappresentato una colonna portante. Poi c’è un tema demografico e sociale: si fanno meno figli e questo conta. Per quanto riguarda tale aspetto, e la sua attualità, ritrovo che dalla mia esperienza, tenendo vari incontri con i volontari, chi è rimasto in associazione è molto motivato. Sono persone che hanno voglia di ripartire e questa voglia la trasmettono”.

Quando vuoi essere volontario ci metti tutta la forza perché devi liberare del tempo per dedicarti al tuo impegno. “Per questo”, secondo Colombo, “i volontari che arrivano dopo la pandemia sono motivati, a volte anche più scolarizzati, sono persone valide, magari in numero inferiore rispetto a quello che servirebbe. Ma credo che non dobbiamo focalizzarci su questo aspetto, ma su quello qualitativo. Le persone sono nuove e in associazione continueranno magari con meno quantità ma più stimoli. Chi arriva? una volta erano prettamente casalinghe e pensionati, il tema sociale è importante, ora ci sono tanti lavoratori e studenti. E chi va in prepensionamento si trova con genitori anziani e con nipoti piccoli. C’è stata una contrazione di un importante bacino di volontari, credo che sia necessario utilizzare meccanismi di flessibilità con loro. Al nostro convegno a Rimini abbiamo affrontato il tema del volontariato liquido. Significa che non puoi imporre alle persone l’obbligo di fare servizio tutte le settimane, la gestione è più particolareggiata e impegnativa, ma non ci possiamo sottrarre per non perdere risorse preziose”.

La pandemia ha colto di sorpresa anche le avo e ha messo tutti in difficoltà. “Ma il progetto che costruiamo sui giovani è prezioso e importante, con sperimentazioni positive”, afferma Colombo, “Ho visto giovani, ma anche meno giovani, che il sabato pomeriggio, una volta al mese si vestivano da clown e andavano in reparti con alta presenza di anziani. Questi ricevevano tanta cura dai volontari ed erano grati tanto da voler fare dei selfie con loro. La pandemia ha spinto il ricambio, e ha anche spaventato qualcuno, ma questo va letto positivamente perché alle associazioni si sono avvicinate persone con grande motivazione che assicureranno un ottimo apporto. La mia visione è quindi positiva: molte forze nuove sono già arrivate. Chi si presenta a una associazione come la nostra dopo la pandemia ha una motivazione fortissima”.

A detta del presidente nazionale delle Avo, non ci si deve limitare a dire che non ci sono persone, il piagnisteo non paga. “Venite e vedrete come è bello essere volontari. I ritorni sono meravigliosi. Ho conosciuto una signora con un’immensità umana straordinaria, è una scuola di vita notevole, i volontari diventano custodi di momenti di incontro con l’altro. Ciò che comunichiamo e come lo comunichiamo è importante: determina la risposta delle persone. Le immagini per trovare i volontari devono essere gesti di cura, testimonianze di volontari, dimensione sociale di avo come incontri formativi, riunioni, momenti di giovialità. Il bacino del volontariato è rappresentato da persone che si avvicinano e hanno temi ampi. Dobbiamo far capire qual è la bellezza di essere Avo. C’è molto di buono in giro e va salvaguardato”.

Chi è in età avanzata non si arrende Quello delle Auser è un immenso bacino di volontari, molti dei quali di età avanzata. Trentacinquemila persone impegnate in attività solidaristiche. Il presidente nazionale, Domenico Pantaleo, racconta il suo punto di vista sullo stato di salute del volontariato, mettendolo in relazione anche con i mondi esterni. “Ci sono differenze quantitative tra Nord e Sud”, spiega, “Nelle aree del centro-sud c’è minore propensione al volontariato e questa dovrebbe essere una prima riflessione da fare per uno sforzo maggiore di promozione da parte delle reti e dei Csv. Ma anche per rivendicare un atteggiamento diverso delle pubbliche amministrazioni. Le ragioni del minor numero di volontari nel sud sono legate a tanti fattori a partire dalle condizioni sociali, economiche, occupazionali e culturali, molto diverse dal Centro-Nord, ma anche alle difficoltà nel fare associazionismo. Tali criticità sono scarsamente analizzate e invece occorre una maggiore attenzione per superarle e per unire realmente, anche da questo punto di vista, il Paese. Abbiamo circa 1.640 sedi, siamo una delle reti più grandi con attività molto diversificate sui territori. Le odv (organizzazioni di volontariato) sono in numero maggiore rispetto alle aps (associazioni di promozione sociale), presenti entrambi nella nostra rete nazionale. Questa diversità rispetto ad altre reti nazionali risponde alle storie di radicamento territoriale dei nostri circoli. Sicuramente è un punto di forza per l’Auser. Per quanto riguarda i volontari”, racconta Pantaleo, “risulta evidente che il loro impegno impatta la condizione economica e sociale del Paese, sempre più fragile, con la crescita di povertà e disuguaglianze. Tali processi determinano la regressione culturale e democratica diffondendo egoismo, individualismo, violenza e indifferenza, negativi per stimolare un contesto favorevole di maggiore propensione alla solidarietà. La seconda considerazione riguarda la riforma del terzo settore con i punti di forza e debolezza. Si richiedono alle associazioni gravosi adempimenti burocratici e amministrativi. In tutti i nostri circoli i presidenti sono volontari, spesso anziani e sono pochissimi i dipendenti con funzioni tecniche e amministrative. Inoltre, i bisogni tendono ad ampliarsi e a essere molto personalizzati in relazione alle condizioni economiche, di salute e familiari delle persone da assistere. Questa realtà impone ai volontari un cambiamento nella missione quotidiana al servizio degli altri”.

Cosa si richiede ad un volontario. Secondo Pantaleo in primo luogo l’attitudine relazionale e maggiori competenze, rivolgendosi alle persone più fragili, indifese e sole. “Il primo approccio”, racconta, “diventa fondamentale per fare percepire il volontario come amico. Ciò stimola i volontari a migliorarsi e a mettersi in gioco continuamente. La seconda caratteristica è affrontare i cambiamenti tecnologici indotti dal digitale. Oggi è necessaria una capacità di padroneggiare i sistemi informatici per assolvere alla propria funzione solidaristica e far funzionare efficacemente i servizi offerti. Non è semplice perché spesso il personale è anziano”.

La formazione continua diventa, quindi, strategica anche per far conoscere i valori etici e morali della rete associativa oltre ad attrezzare il personale nel gestire processi organizzativi complessi. “Sperimentiamo continuamente progetti intergenerazionali con i più giovani attraverso scambi di esperienze, competenze, memoria, favorendo le relazioni con le nuove generazioni come modalità di apprendimento e competenze anche per quanto riguarda il digitale. Durante la pandemia, senza l’abilità dei nostri volontari nel gestire e praticare video conferenze e sistemi di comunicazione a distanza, ci saremmo fermati e invece abbiamo continuato a garantire, pur con tante difficoltà e sacrifici, solidarietà e assistenza. Nei progetti intergenerazionali, ma anche nell’assistenza alla disabilità interagiamo molto con le scuole con un riscontro ampiamente positivo. Alcuni giovani al termine dei progetti sono rimasti volontari di Auser come pure quelli impegnati nel servizio civile”.

Infine, secondo il presidente nazionale “quella di una maggiore propensione al volontariato dei giovani è sicuramente una delle priorità per il terzo settore anche a fronte della diminuzione del numero dei volontari ma anche per garantire maggiore freschezza e dinamismo. Altra questione che voglio affrontare è quella del volontariato liquido che tra le nuove generazioni continua a riscontrare un crescente interesse. La discussione e il confronto su tale fenomeno registra punti di vista diversi. La mia opinione, per valorizzare l’impegno di tanti giovani nelle tante emergenze e dare continuità al loro agire solidaristico, è che occorrono una dimensione organizzativa, finanziaria, riferimenti valoriali, relazioni e coordinamento tra diverse competenze garantite solo dalle associazioni e dalle reti. Fare volontariato richiede necessariamente modelli organizzativi molto complessi e flessibili per intervenire bene e tempestivamente. Bisogna offrire ai giovani la possibilità di non di essere semplicemente accolti, ma permettere loro di esprimere progettualità e piena responsabilità nel decidere quali attività svolgere e con quali modalità operative. Altrimenti il confronto rischia di non offrire risposte o di ricadere in una stanca retorica avulsa dalla realtà. Apriamo una discussione seria coinvolgendo quei giovani che hanno lavorato nel fango delle alluvioni e nelle catastrofi dei terremoti”.

Offrire protagonismo senza richieste eccessive è una regola adottata. L’ultimo punto, per il presidente nazionale Auser, è rafforzare la capacità di relazioni e collaborazioni non solo fra le reti, ma anche fra rappresentanza del Forum e i Csv. “Serve più collaborazione”, conclude Pantaleo, “meno autoreferenzialità e chiusura nei propri recinti. Ogni attività deve essere collegata ad altre che sia di servizio, di rappresentanza o progettuale. Se si vuole fare crescere il volontariato bisogna mettere da parte l’io e affermare il noi allargando gli spazi di democrazia e partecipazione dal basso, sconfiggendo le tecnocrazie imperanti e il potere di pochi sugli interessi generali”.

L’attesa del presidente nazionale di Auser è che chi ha la responsabilità di guidare associazioni, Csv e Forum sia sempre più orientato a rispondere ai volontari in modo disinteressato.

Auser Livorno, un sostegno agli anziani © Elisa Heush__Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti

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