di Francesco Bizzini – 13 giugno 2022

Autismo e cucina: il modello Bottura fa scuola

 Pubblicato uno dei primi studi in campo internazionale che misura, secondo le scale di valutazione standardizzate, l'incidenza delle attività lavorative in campo gastronomico nel miglioramento della qualità della vita nei giovani con autismo. Al centro il progetto Tortellante fondato dal noto chef emiliano

“La nostra speranza è che questi numeri servano. In primis alle Istituzioni, soprattutto sanitarie, come le ASL per generare la consapevolezza che modelli come il nostro, da oggi riconosciuto scientificamente valido per il miglioramento delle autonomie dei ragazzi autistici, possano essere replicati anche in altri ambiti. Insomma, a partire dai risultati di questa ricerca, non ci sono proprio più scuse per non mettere nel cassetto i vecchi modelli assistenziali”, così Erika Coppelli presidente dell’associazione modenese di promozione sociale Tortellante, associazione che è anche un laboratorio terapeutico-abilitativo fondato dallo chef Massimo Bottura dove dal 2018 ragazzi autistici imparano a confezionare pasta fresca fatta a mano.

Il riconoscimento scientifico porta il sigillo di Research in developmental disabilites, rivista della prestigiosa casa editrice scientifica olandese Elsevier ed è firmato da professor Giuseppe Plazzi, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Il risultato? Realmente inedito e inequivocabile: I test svolti dal 2018 al 2022 su 20 partecipanti tra i 16 e i 30 anni e somministrati anche ai caregivers, hanno dimostrato un miglioramento significativo nelle abilità di vita quotidiana. Il risultato è ancora più significativo in quanto ottenuto nonostante le gravi difficoltà causate dalla pandemia, che ha reso necessarie diverse restrizioni ed un lungo periodo di blocco delle attività.

Lo studio pubblicato ha valutato l’impatto sui partecipanti del Tortellante misurando l’andamento sintomatologico, dei comportamenti adattivi e delle abilità sociali. È stato condotto uno studio longitudinale (attraverso test somministrati a inizio progetto e dopo 3 anni) su 20 soggetti, in base al quale è risultato che la gravità dei sintomi e le abilità di vita quotidiana sono migliorate in modo significativo, ragion per cui può essere proposto dai servizi sociali come valida alternativa o affiancamento alle attività attualmente in essere per gli autistici in età adulta.

Ma come è nata questa sinergia tra mondo accademico è associazionismo? “L’anno scorso abbiamo conosciuto il professor Giuseppe Plazzi, è venuto a vedere la nostra realtà, ne ha carpito le potenzialità proponendoci di dare il via alla ricerca insieme al nostro team scientifico capitanato dal neuropsichiatra infantile Franco Nardocci. Proprio la nostra equipe interna ha fornito ai ricercatori universitari le prime valutazioni che hanno poi svolto il ruolo di fondamenta per la costruzione dell’intero studio”, aggiunge Coppelli, che oltre a ricoprire la veste di presidente di Tortellante è anche madre di uno dei ragazzi del progetto.

“La ricerca ci consegna, nero su bianco, risultati istituzionalmente riconosciuti che hanno confermato e certificato ciò che noi genitori vedevamo già, portando alla luce dell’oggettività scientifica i risultati, i cambiamenti, i miglioramenti in termini di autonomie che già vedevamo nei nostri figli impegnati nelle attività di Tortellante. Ce ne accorgevamo, ma non pensavamo avesse una rilevanza così netta proprio a livello di dati empirici. È stato per noi genitori un vero moto d’orgoglio potere finalmente trovare una così importante conferma, oltretutto ottenuta collaborando con realtà così importanti come l’Università di Modena e Reggio Emilia e la AsL”.

Tortellante, ci raccontano, è oltretutto un progetto sociale che si fregia di inserire nella sua “ricaduta” anche la cura e lo sviluppo della “comunità” che si riunisce proprio intorno all’iconico tortellino emiliano: il volontariato presso il laboratorio si è dimostrato di grande attrattiva per giovani e meno giovani in cerca di attivazione. Si è dimostrato altresì un’offerta di volontariato fidelizzante, riuscendo ad aggregare anche le nonne che in quei territori sono le vere e uniche detentrici della sacra ricetta modenese per preparare la deliziosa pasta all’uovo ripiena. Donne che con molta pazienza, dolcezza impegno, tramandano i propri segreti ai ragazzi impegnati nel laboratorio, ragazzi auto-proclamatesi “i Tortellanti”.

“Abbiamo unito disabilità e terza età, insomma. Due mondi simili”, precisa Coppelli. “Chi per problemi anagrafici, chi per limiti cognitivi, sono mondi che hanno bene o male spesso la stessa esigenza: sentirsi utili alla comunità. Il clima di famiglia, ricco di stimoli, serve di certo ai miei ragazzi, ma aiuta anche la persona senior per incamerare calore relazionale. Di fatto siamo partiti tre anni fa con le sole nonne dei nostri ragazzi e nell’arco di poco tempo abbiamo triplicato il numero delle volontarie. Oggi abbiamo una cinquantina di nonne, spesso dello stesso quartiere dove operiamo e che vengono a tenere lezione pratica di tortellini”.

I ragazzi, lo studio accademico, i successi, la comunità fuori, ma chi si prende cura invece di voi famiglie quando le luci di Tortellante si spengono? “Anche per noi famiglie lo spirito di comunità che si produce nel nostro laboratorio serve e supera i tortellini. Perché la famiglia di ragazzi autistici tende un po’ a chiudersi a riccio, soprattutto quando il figlio e piccolo e si teme l’etichettatura, lo stigma. Per fortuna con il progetto Tortellante riusciamo a prenderci cura anche di noi, stando insieme, organizzando gite, dividendoci i compiti, facciamo comunità come con una famiglia insomma. Pochi giorni fa, con questo spirito, per esempio, ci siamo presentati a Roma per incontrare Mattarella. Un’esperienza unica”.

I ragazzi e il team di Tortellante APS, insieme al fondatore chef Massimo Bottura

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