Che ruolo svolgono oggi i Centri di servizio per il volontariato e le Reti associative nell’architettura del terzo settore? A dare risposta è il nuovo studio promosso dalla Fondazione Terzjus per conto di Unioncamere, che indaga come questi soggetti stiano evolvendo alla luce delle trasformazioni normative introdotte dalla riforma del Terzo settore.
Il rapporto, curato da Cristiano Caltabiano e intitolato “Ruolo e prospettive delle reti associative e dei Centri di servizio per il volontariato dopo la riforma del Terzo settore”, propone un’analisi qualitativa approfondita, focalizzata anche su quattro esperienze di Csv territoriali– che offrono una fotografia ricca e sfaccettata di un sistema in movimento.
Durante la presentazione del volume, svoltasi l’8 maggio presso la sede del Cnel a Roma, Luigi Bobba, presidente di Terzjus, ha spiegato come l’indagine sia inquadrata nell’ambito in un lavoro formativo più ampio svolto da Unioncamere con i funzionari degli uffici del Runts, funzionari camerali e delle imprese sociali che si è svolta nel 2024.
Sono state 15 le reti associative oggetto dell’analisi qualitativa e quantitativa che ha interessato anche tutti i 49 Csv italiani con uno studio di caso su quattro specifici Csv – Bari, Emilia, Torino e Toscana.
Uno dei temi ricorrenti nel report è l’aumento delle collaborazioni fra le due realtà. Un rafforzamento della connessione tra questi soggetti intermedi descritto come fondamentale per affrontare le nuove sfide poste dal cambiamento del volontariato e delle forme di cittadinanza attiva.
Alcuni dati messi in luce dallo studio rafforzano questa lettura: il 30% dei Csv opera nelle aree con la maggiore densità di enti di terzo settore in rapporto alla popolazione e presenta un’organizzazione con una media di 17 volontari per ogni 12 lavoratori (rapporto 1,4). Cresce inoltre il peso delle attività di promozione: nel 2022 vi è stato destinato il 37,1% delle risorse complessive, quasi 4 euro su 10, senza che ciò abbia compromesso il supporto ai servizi di base.

«La ricerca mostra chiaramente il cammino di evoluzione intrapreso dai Csv– afferma Chiara Tommasini, presidente di CSVnet –. Secondo la presidente di CSVnet, la riorganizzazione territoriale del sistema dei Csv, che ha prodotto una riduzione numerica da oltre 70 a 49, non ha inciso sulla vocazione dei centri «sostenere il volontariato, comprenderne i cambiamenti e aprire spazi per nuove forme di partecipazione. Oggi i CSV sono sempre più laboratori di sperimentazione, capaci di stimolare una cultura dell’impegno aperta, inclusiva e intergenerazionale».
Sfide impegnative, che si collegano alla ridefinizione stessa della figura del volontario: «Il Codice individua il volontario all’interno degli enti, ma esiste anche un volontariato fuori da essi – spiega Tommasini –. Intercettare questi cittadini significa lavorare nelle scuole, nei luoghi informali, offrendo esperienze giuste nel momento giusto, con l’ente più adatto. Solo così il tempo e l’energia di chi si attiva possono incanalarsi in spazi organizzati e fare davvero la differenza».
Lo studio si sofferma anche sulle 58 reti associative attualmente iscritte al Runts, di cui circa un quarto nate in anni recenti. Queste realtà svolgono funzioni che vanno dal supporto alle persone alla sensibilizzazione pubblica, con una media di sei dipendenti e 31 volontari ciascuna. La dotazione economica media è di circa 1,5 milioni di euro. Tuttavia, la transizione al Runts è stata per molte un passaggio complesso.
Secondo Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, «le reti associative portano valore, competenze e visione, ma è ancora importante continuare a riflettere su come ottimizzare le risorse per affrontare le sfide in modo strutturale». E aggiunge: «oggi il terzo settore è interlocutore su temi cruciali come povertà educativa, disabilità, ambiente e innovazione sociale. Le reti e i Csv nascono con obiettivi diversi, ma hanno innescato un dialogo sempre più costante e forme condivise di strategia e azione».
Anche Massimo Giusti, della Fondazione Onc – l’Organismo di controllo dei Csv – ha ribadito l’importanza del lavoro comune: «Il nostro è un osservatorio privilegiato visto che la compagine di Onc è composta da una pluralità di soggetti multistakeholder – Csv, reti, fondazioni bancarie e istituzioni. Un intreccio forte, in cui le diverse realtà hanno un ruolo non sovrapposto ma complementare».
Alla presentazione hanno partecipato anche Giuseppe Tripoli (segretario generale Unioncamere), Antonio Fici (direttore scientifico di Terzjus) e Alessandro Lombardi (Capo Dipartimento Politiche Sociali del Ministero del Lavoro).
La registrazione del convegno di presentazione è disponibile sul canale YouTube della Fondazione Terzjus a questo link.