di Giulio Sensi – 3 luglio 2025

La rigenerazione delle aree interne passa dal non profit

 Le aree interne in Italia non possono sentirsi abbandonate. Ricoprono una larga quota del territorio italiani e sono animate dal non profit che le rigienera e rende più vivibili.

Quasi un comune su due in Italia si trova in un’area definita interna, luoghi in cui si usufruisce di una limitata accessibilità ai servizi essenziali. Fa discutere la recente pubblicazione del Piano Strategico Nazionale delle Aree interne da parte del Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud nella quale si delineano quattro obiettivi: inversione di tendenza relativamente alla popolazione, inversione di tendenza relativamente alle nascite, contenimento della riduzione delle nascite (da diminuzione accentuata a moderata) e accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile.

Nella definizione di questo ultimo obiettivo si specifica come “un numero non trascurabile di Aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste Aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”.

Le analisi parlano chiaro, ma non devono disarmare. Nella maggior parte dei casi sono comuni rurali e i comuni appartenenti alle aree interne coprono il 60% circa del territorio italiano, rappresentando il 48,5% del totale e concentrando il 22,7% della popolazione residente. Quelli periferici e ultra-periferici racchiudono il 24,1% del totale e in essi risiede il 9,1% della popolazione italiana. I dati sono stati riproposti da Istat nel “Il settore non profit nelle Aree interne del Mezzogiorno: una prima analisi descrittiva” pubblicato nel 2023 sulla rivista “Autonomie locali e servizi sociali” e curato da Stefania Della Queva, Manuela Nicosia, Sabrina Stoppiello.

Il settore non profit, grazie alla sua capacità di generare relazioni sociali, fiducia e capitale sociale, diffonde i valori della solidarietà, fornisce supporto a categorie fragili, vulnerabili o in difficoltà ed è capace di costruire relazioni di prossimità che diventano risorse preziose per individui e comunità. Esiste infatti una dimensione del settore che, sulla base di un modello inclusivo basato sulla fiducia, ha la capacità di “potenziare la comunità”, diventando così portatore di un modello di sviluppo socioeconomico sostenibile, che mette al centro gli individui e al tempo stesso le potenzialità dei territori. I dati del Registro statistico delle istituzioni non profit dell’Istat restituiscono un dettaglio delle diverse aree del Paese. Il 22,1% delle Istituzioni Non Profit (INP) è localizzato nelle aree interne della penisola e man mano che la distanza dai centri aumenta la presenza di queste istituzioni diminuisce, passando dal 12,6% nei comuni Intermedi all’1,4% in quelli categorizzati come ultraperiferici. Nel Mezzogiorno la presenza del settore nelle aree interne è relativamente superiore alla quota nazionale, sia in termini di INP (34,9%) sia in termini di lavoratori retribuiti (30,7%, a fronte di una quota nazionale pari al 12%).

Questi dati – si legge nell’analisi – testimoniano la vitalità del settore anche in contesti fragili e vulnerabili del Sud Italia. Le associazioni situate nelle Aree interne del Mezzogiorno rappresentano il 35,0% di tutto il bacino meridionale del settore e con la loro attività garantiscono la partecipazione democratica ed inclusiva alla cui base c’è il desiderio di raggiungere un fine comune. Lo spazio per eccellenza offerto dalle associazioni è proprio quello di favorire la relazionalità e la partecipazione dei cittadini mediante il circolo virtuoso della reciprocità. Là dove le relazioni sono fondate sulla solidarietà si innesca un processo virtuoso che porta alla crescita del capitale sociale di un territorio e si crea terreno fertile per lo sviluppo di un bene prezioso: la fiducia”.

Nel Mezzogiorno i servizi sportivi sono l’attività più svolta nella aree interne (37,4% a fronte del 16,6% del totale delle aree interne e del 32,9% a livello nazionale), ma le organizzazioni che operano nel settore sanitario hanno un forte peso (4,4% a fronte del 3,5% a livello nazionale). Rispondono in modo deciso all’assenza dei servizi socio sanitari che caratterizzano le aree interne, specialmente al sud. “La possibilità di leggere questi contesti alla luce delle statistiche sul settore non profit – si legge nelle conclusioni del documento di Istat – rappresenta un tassello importante nel percorso di ‘riconoscimento’ di questi luoghi”.

Foto di Lino Pellegri da "Tanti per tutti".

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