di Lara Esposito - Cantiere Terzo Settore – 24 giugno 2025

Terzo settore, da gennaio il fisco cambia volto

 Ufficializzata la data di operatività del nuovo impianto fiscale, si apre una fase cruciale per enti e imprese sociali. Ma restano nodi aperti e interrogativi sul futuro. Si attende anche che l'Agenzia delle entrate si esprima.

Era il 2017 quando il codice del Terzo settore disegnava il nuovo volto del non profit italiano, ma solo dal prossimo gennaio 2026 questo quadro sarà davvero completo. Dopo anni di attese e di incertezze, infatti, diventa operativo il nuovo impianto fiscale da applicare agli enti del Terzo settore (Ets). Il decreto legge 84 del 17 giugno 2025, infatti, sancisce questo avvio ufficiale a partire dal 1° gennaio 2026. Una svolta attesa, resa possibile dalla “comfort letter” della Commissione Europea, che ha riconosciuto la compatibilità del sistema con le normative sugli aiuti di Stato.

Il provvedimento modifica direttamente il Codice del Terzo settore (d.lgs. 117/2017), riducendo di molto il perimetro all’autorizzazione europea e fissando una data certa per l’operatività delle nuove disposizioni. Un passaggio che segna la fine di una lunga fase transitoria e l’inizio di una nuova stagione per gli enti del Terzo settore, chiamati ora a confrontarsi con un impianto fiscale strutturato e autonomo.

Tuttavia, non tutto è stato ancora definito. Restano sospesi, in attesa di autorizzazione europea, strumenti chiave come i titoli di solidarietà (art. 77 del Codice) e le agevolazioni per l’accesso al capitale di rischio da parte delle imprese sociali (art. 18 del d.lgs. 112/2017). Temi centrali per la sostenibilità economica del settore, che necessitano anch’essi di rapida soluzione per evitare di rallentare l’effettiva implementazione delle riforme.

Ma non solo. Per essere correttamente applicabili, anche le norme sulla fiscalità previste dal codice necessitano di indirizzi interpretativi specifici. Si attende, infatti, che l’Agenzia delle entrate si esprima su alcuni capisaldi dell’impianto normativo, come ad esempio le modalità con cui si stabilisce se un ente sia “commerciale” o “non commerciale”, da cui dipende il pagamento delle tasse.

Il nuovo assetto fiscale rappresenta un’opportunità, ma anche una sfida. Perché se da un lato riconosce la specificità del Terzo settore, dall’altro impone agli enti una maggiore consapevolezza gestionale e una capacità di adattamento a un contesto normativo più esigente.

In questo scenario, sarà fondamentale il ruolo delle reti associative, dei Centri di servizio per il volontariato e delle istituzioni nel garantire un accompagnamento adeguato. Perché la riforma non si esaurisce nella norma, ma si misura nella sua capacità di generare impatto sociale, equità e partecipazione.

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