di Giulio Sensi – 24 giugno 2025

Lo sguardo dell'Onc sulle attività dei Centri

 Intervista al segretario generale Massimo Giusti. "Si percepisce lo sforzo del volontariato per stare al passo dei tempi".

Nel 2024 le fondazioni di origine bancaria hanno versato 39.875.748 euro al FUN, Fondo unico nazionale amministrato dall’Organismo Nazionale di Controllo (ONC). Dal 2019 al 2024 sono stati versati 218.244.495 euro. Risorse fondamentali al funzionamento dei Csv, secondo le finalità stabilite dalla legge. Massimo Giusti è segretario generale della Fondazione Onc, realtà che ogni anno diffonde una relazione che racconta in cosa consiste il sostegno ai Csv.

Massimo Giusti, i Csv sono al servizio del volontariato. Dal punto di vista dell’osservatorio dell’Onc, come può essere qualificato questo tipo di supporto?

Il tema della promozione della valorizzazione del volontariato è centrale. I Csv hanno due grandi aree: supporto alla gestione e sviluppo, promozione e presentazione del volontariato. Questo secondo elemento chiede più innovazione e necessita che venga fatta cerniera fra il volontariato e il mondo. È un ruolo che i Csv possono fare, nella loro diversità, ma aiutando il territorio a dare risposte concrete. Vedo questa esperienza molto importante e penso che nei prossimi anni lo sarà ancora di più: pensiamo al volontariato di azienda. Sono molte le imprese che scommettono più sul welfare e nel welfare inseriscono anche la possibilità di far fare volontariato ai dipendenti trovando come interlocutori i Csv.

Che ruolo ha il volontariato e più in generale il terzo settore nella società e come è possibile supportarlo?

Ha ancora un ruolo fondamentale che è quello di tenere sveglie le coscienze. Non deve essere fatto l’errore di perdere la vocazione iniziale che era l’advocacy, cioè, portare i temi come la giustizia, le diseguaglianze, senza limitarsi alla gestione di alcune cose. Un esempio concreto è nella protezione civile. È spesso definito esercito, parola che non si adatta ai volontari. Vedo un metodo e una perfetta organizzazione di cui la protezione civile ha un livello altissimo. Ma non è un esercito: i volontari al giubileo che indicano la strada ai partecipanti non lo fanno al posto delle forze dell’ordine, lo fanno per darti una mano. Non bisogna perdere quella parte di advocacy nel termine generale, ma che è all’origine del volontariato di tante persone. ‘Mi sono attivato perché mi interessa questo tema’, ‘mi sono messo a donare il sangue perché c’è bisogno di sangue’.

L’Onc viene visto come un soggetto che ha un ruolo tecnico e che sostiene il volontariato tramite i Csv. Ma ha uno sguardo più profondo. Qual è oggi il ruolo del volontariato nella società?

Dall’osservatorio dell’Onc si riesce a percepire lo sforzo che il volontariato sta cercando di fare per stare al passo dei tempi. È la cosa più complicata perché essere innovatori nella continuità è sempre complicato. Vedo che il tentativo è sempre quello di rimanere al passo con i tempi. Il volontariato è estremamente diverso da quello di dieci anni. Trent’anni fa aveva più spinta e motivazione e ideale. Oggi i giovani hanno però una sensibilità insita sui temi della sostenibilità, dell’ambiente, del creato che trent’anni fa nemmeno gli ambientalisti più radicali avevano. Anche i Centri di servizio quando cercano di coinvolgere i giovani devono saper vedere le competenze specifiche dei giovani, come quella digitale. Il volontariato deve garantire la formazione a chi ne ha bisogno, ma ai giovani anche la capacità di utilizzare a servizio delle cose la parte di tecnologia che hanno fra le mani. I ragazzi la hanno dentro e possono metterla a servizio. Dentro ai loro telefonini hanno l’appartenenza a community che possono essere giuste o sbagliate. Ma sono luoghi di apertura al mondo.

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