
È il 2025, e l’Italia prova a risvegliarsi da un tempo lungo di incertezze. In questo clima, l’Istituto Toniolo dedica il suo ultimo Rapporto a una parola dimenticata e urgente: speranza. «La speranza è la virtù di chi ha il cuore giovane», ha detto Papa Francesco nel proclamare il Giubileo. E in effetti, dentro alle pagine del “Rapporto Giovani 2025” (edito da Il Mulino), emerge una generazione che, nonostante tutto, continua a crederci. Non una speranza ingenua, ma una tensione attiva, concreta. Un movimento verso ciò che ancora non c’è. Una fiducia che chiede spazi, strumenti, reti. Perché la vera notizia non è che i giovani italiani siano disillusi. La notizia è che, nonostante tutto, sono ancora pronti a scommettere sul futuro.
La partecipazione è il volto civile della speranza
La parte più sorprendente del Rapporto – e forse quella meno raccontata – riguarda il desiderio diffuso di impegno civico. Si parla spesso di disaffezione, ma i dati restituiscono un quadro più sfumato. I giovani si allontanano dalla politica dei partiti, sì, ma 3 su 4 credono ancora che si possa migliorare il Paese, e lo fanno cercando nuove vie.
Lo dimostra la crescita di forme di partecipazione fluida e comunitaria: volontariato, attivismo locale, movimenti per l’ambiente, difesa dei diritti civili. Il rapporto lo dice chiaramente: «La speranza si traduce in azione concreta: nel voto, nel volontariato, nella presenza nei movimenti sociali, nell’attivismo civico».
Oltre il 30% dei giovani si impegna in forme di volontariato e ben il 60% dichiara di avere fiducia nel Terzo Settore. Chi partecipa, anche solo saltuariamente, manifesta livelli più elevati di speranza e fiducia nel futuro.

Volontariato e relazioni: reti che generano fiducia
La speranza non è mai solitaria. Nasce e cresce in una rete di legami che danno forza nei momenti difficili e restituiscono fiducia nel proprio valore. In questo, le organizzazioni del Terzo settore diventano veri e propri “incubatori di speranza”. Le reti solidali si rivelano fondamentali anche per affrontare fragilità sempre più diffuse: ansia, insicurezza, sfiducia nelle proprie capacità. Il Rapporto evidenzia che i giovani più aperti e altruisti sono anche quelli più propensi a provare gioia, ottimismo e desiderio di lottare. La solidarietà, insomma, nutre la speranza.
Una generazione che cerca spazi per contare
Tra le richieste più ricorrenti espresse dai giovani emergono:
- più riconoscimento dell’impegno, non solo del risultato;
- spazi d’ascolto e supporto psicologico (lo chiedono 9 su 10 tra quelli con alte competenze);
- formazione al dialogo, alla cooperazione, alla cura delle relazioni;
- una scuola più equa e personalizzata.
Solo il 54% dei giovani ritiene che la scuola garantisca pari opportunità e appena il 37% crede che i voti riflettano davvero il talento. Anche nel mondo del lavoro la visione è cambiata: il 36,4% dei giovani indica il benessere psicofisico come priorità nella scelta del lavoro, accanto a stabilità e senso.
Non basta più “avere un impiego”. Serve stare bene, contribuire, riconoscersi nel proprio lavoro.
Il seme della speranza
Il Rapporto Giovani 2025 ci restituisce un messaggio chiaro: “la speranza esiste solo se è condivisa. Se diventa orizzonte comune”. E i giovani sono pronti a mettersi in cammino, a patto di trovare adulti e istituzioni che li accompagnino senza guidarli, che li ascoltino senza giudicarli. «Il futuro è ciò che decidiamo di farne, a partire da oggi», scrive Alessandro Rosina nell’introduzione. In un tempo che tende a classificare e separare, i giovani ci chiedono di essere accolti nella loro complessità. Vogliono vivere in una società che riconosce il valore dell’empatia, della cooperazione, della diversità. E sanno che solo unendo le forze si può cambiare davvero. E ogni scelta ha bisogno di fiducia, di comunità e di spazi in cui sentirsi accolti. Il volontariato, il Terzo settore, le reti civiche hanno oggi il compito più bello e più urgente: rendere questa scelta possibile per tutti.
Fonti e riferimenti:
Istituto Giuseppe Toniolo, Rapporto Giovani 2025, Il Mulino, 2025
Papa Francesco, Udienza generale 8 maggio 2024