“Perché?” È stata questa la sua prima reazione quando Antonietta Fazio, coordinatrice dell’associazione, le ha comunicato il riconoscimento. Una domanda che racchiude tutta l’autenticità di chi vive il volontariato nella sua forma più pura, senza aspettarsi nulla in cambio.
Una crescita condivisa
La storia di Chiara inizia molto prima del 15 maggio. Inizia da bambina, quando il Centro San Giovanni Apostolo era semplicemente il posto dove andare a giocare e fare i compiti. “Riconosco l’associazione dal grembo di mia madre”, racconta, “la mia famiglia è sempre stata legata in qualche modo all’associazione.”
“Grazie all’associazione ho scoperto l’indirizzo di studio da seguire, il liceo delle scienze umane. Non so bene che cosa farò, però ho sempre detto che la cosa certa è lavorare con i bambini.”
“Entrando qui dimentico tutto”, spiega Chiara descrivendo la sua esperienza quotidiana al centro. “È come se si entra in un mondo colorato, dove tutti i pensieri negativi, magari una giornata pesante a scuola, un voto negativo, entrando qui dimentico tutto.”
I bambini che corrono incontro gridando “ciao, mi sei mancata” rappresentano per lei qualcosa di prezioso: “La sincerità che viene da un bambino è speciale.” È questa l’essenza di quello che Antonietta Fazio chiama “l’effetto torta” – quella sensazione che ti fa tornare sempre, perché “deve essere qualcosa che ti nasce dal cuore.”
Il Centro San Giovanni Apostolo, un punto fermo per l’educazione e l’ascolto nel quartiere CEP di Palermo
Il Centro San Giovanni Apostolo, nato 27 anni fa, è un vero laboratorio di crescita sociale. Come spiega Antonietta Fazio: “La mission principale è il recupero della marginalità sociale e l’integrazione nel tessuto sociale attraverso la presa in carico di interi nuclei familiari.”
L’associazione lavora con minori in misure alternative alla detenzione, offre supporto didattico, attività ludiche e ricreative, ma soprattutto crea un circolo virtuoso: “La stragrande maggioranza dei nostri educatori ed educatrici sono ragazzi e ragazze cresciute all’interno della nostra realtà.”
È una realtà che sa trasformare chi riceve in chi dona: “Tutti hanno delle potenzialità, spesso non riconosciute dalle persone stesse, e qua hanno la possibilità di esprimersi.”
Dal locale al nazionale: un riconoscimento inaspettato
La candidatura di Chiara è arrivata attraverso Libera Nazionale, della cui rete fa parte l’associazione San Giovanni Apostolo. Il riconoscimento, conferito nell’ambito del tema “Nuove vie per la solidarietà”, celebra una solidarietà moderna, inclusiva e trasformativa.

“L’ha vissuta nel sentirsi rappresentante di un’intera realtà”, racconta Antonietta Fazio. “Non ha mai addotto a se stessa il riconoscimento, ma l’ha sempre vissuto come rappresentante dell’intera nostra realtà.”
Chiara stessa conferma: “In realtà non è cambiato niente, semmai ho più conoscenza soprattutto della situazione, che secondo me è la cosa più importante.”
Palermo Capitale del Volontariato: un esempio che parla
Nel 2025, anno in cui Palermo è Capitale Italiana del Volontariato, la storia di Chiara incarna perfettamente il messaggio della campagna “Un volontariato che non ti aspetti…il tuo.” La sua esperienza dimostra come il volontariato possa essere scoperta di sé, orientamento per il futuro, famiglia allargata.
“Fra 10 anni mi immagino sempre qua”, dice Chiara guardando al futuro. “Sempre qua come volontaria, anche perché per me questo non è un lavoro, io qua mi diverto. Non so che lavoro andrò a fare, però mi immagino sempre in mezzo ai bambini.”
L’impatto del volontariato nei giovani
La storia di Chiara Runfolo ci insegna che il volontariato autentico nasce dalla spontaneità, non dall’obbligo. Come lei stessa consiglia: “Dovrebbe essere una cosa spontanea, non tanto una cosa spinta da qualcun altro.”
Il suo messaggio alla Chiara del futuro è semplice ma profondo: “Non dimenticarsi tutti i bei momenti e le voci soprattutto dell’associazione.”
In un’epoca in cui spesso si cerca visibilità e riconoscimento, Chiara rappresenta quella parte d’Italia che lavora in silenzio, che trasforma il quotidiano in straordinario, che trova nella solidarietà non un dovere ma una gioia.
La sua mano stretta a quella del Presidente Mattarella non è solo il riconoscimento di un impegno individuale, ma il simbolo di un’Italia che crede ancora nei valori della Costituzione e li incarna nella vita di tutti i giorni.
Dal CEP al Quirinale, la strada è quella del cuore che sa riconoscere nell’altro non un bisogno da soddisfare, ma una persona da incontrare. E in questo incontro, paradossalmente, si scopre che chi dona riceve sempre di più di quello che dà.