Rinunce, attese, diseguaglianze. Il Rapporto Istat 2025 fotografa una sanità pubblica che lascia indietro migliaia di persone. E ci racconta, numeri alla mano, perché le realtà solidali e mutualistiche non sono più solo risposte d’emergenza, ma parte di una nuova mappa della salute.
In Italia, oggi, una persona su dieci rinuncia a curarsi. Non perché lo desideri, ma perché non può. Non trova posto, non trova tempo, non trova denaro. Lo dice con chiarezza l’Istat nel Rapporto annuale 2025: nel solo 2024, il 9,9% degli italiani ha rinunciato a una visita o a un esame specialistico. In oltre sei casi su dieci, per le liste d’attesa troppo lunghe. Nel 5,3% dei casi, per motivi economici. È un dato in aumento costante: nel 2019 era il 6,3%, nel 2023 il 7,5%. La curva sale, la salute si allontana.
Il sistema arranca, e non solo per chi è ai margini. Anche chi ha sempre potuto contare su cure garantite ora inciampa. La distanza tra bisogno e accesso cresce ovunque: nel Nord, dove la quota di rinunce è passata dal 5,1% al 9,2% in cinque anni; nel Mezzogiorno, dove motivi economici e attese pesano allo stesso modo.
Rinunce alle cure in aumento
Nel 2024, il 9,9% della popolazione ha dichiarato di aver rinunciato a visite o esami specialistici. Le principali motivazioni sono:
- Liste d’attesa troppo lunghe (6,8%)
- Motivi economici (5,3%)
Il fenomeno è in crescita: dal 6,3% nel 2019 al 7,5% nel 2023, fino a sfiorare il 10% nel 2024. Le donne risultano più colpite (11,4%) rispetto agli uomini (8,3%), con un picco tra i 45 e i 54 anni (13,4%). Le regioni del Centro e del Mezzogiorno registrano le percentuali più elevate di rinunce.
Salute mentale in declino
L’indice Istat MHI-5 sulla salute mentale si attesta a 68,4 punti su 100 nel 2024, in calo rispetto agli anni precedenti. I livelli più bassi si riscontrano tra gli over 75 (65,1) e le giovani donne tra i 14 e i 24 anni (67,2), a fronte dei 73,3 dei coetanei maschi. L’uso di antidepressivi è aumentato del 10% dal 2019, con 47,1 dosi giornaliere per mille abitanti nel 2023. Inoltre, si registra un incremento dei suicidi tra i giovani nella fascia 15-24 anni.
Condizioni critiche per le persone con disabilità
In Italia, 2,9 milioni di persone vivono con disabilità (5% della popolazione). Solo il 9,8% di esse dichiara di stare bene o molto bene, mentre il 57,3% riferisce condizioni di salute cattive o molto cattive, percentuale che sale al 63,5% tra gli over 75. L’88% delle persone con disabilità convive con almeno una patologia cronica, con una prevalenza del 90,6% tra le donne.
Speranza di vita in salute in calo
La speranza di vita in buona salute è di 59,8 anni per gli uomini e di 56,6 anni per le donne, il dato più basso dell’ultimo decennio. Le differenze territoriali sono significative: una donna nata nel Mezzogiorno può aspettarsi di vivere in buona salute fino a 54 anni, mentre nel Nord-Est la speranza di vita in salute sale a 58,8 anni.
Questi dati delineano un sistema sanitario che fatica a garantire equità e accesso universale alle cure, con impatti significativi sulle fasce più vulnerabili della popolazione.