di Giulio Sensi – 23 maggio 2025

I cambiamenti sociali nel rapporto Istat 2025

 Il Rapporto annuale illustra i cambiamenti economici, demografici e sociali dell'anno appena trascorso. Fra i fenomeni fotografati c'è la partecipazione sociale. Focus sulle principali sfide del nostro tempo.

Arriva alla trentatreesima edizione il Rapporto annuale di Istat che illustra i cambiamenti economici, demografici e sociali dell’anno passato.

Il Rapporto – scrive Istat nella nota diffusa – offre un quadro informativo integrato sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni”. Analizza i principali punti di forza e di debolezza del nostro Paese e le sue differenti dimensioni territoriali, soffermandosi sugli elementi salienti dell’evoluzione del sistema produttivo, dell’impiego delle tecnologie e della sostenibilità ambientale.

Pubblicato sul sito di Istat è strutturato in quattro capitoli: economia e ambiente, popolazione e società, una società per tutte le età e sistema economico e generazioni. Tante le statistiche e gli spunti di riflessione che riguardano anche gli ambiti operativi del terzo settore e del volontariato. Fra questi la partecipazione sociale, “componente – sottolinea il Rapporto – importante del benessere degli individui e al tempo stesso un elemento cruciale per il funzionamento delle democrazie moderne e per il rafforzamento del senso di appartenenza alla collettività”. Per misurare la partecipazione sociale degli individui è stato considerato un indicatore che considera varie dimensioni: lo svolgimento di attività in associazioni di tipo ricreativo e culturale, l’adesione a forme di impegno civico e sociale (per la tutela dell’ambiente, per i diritti civili, per la pace, eccetera), la partecipazione a iniziative organizzate da organismi di rappresentanza sindacale, professionale o di categoria o da partiti politici.

L’indicatore è rappresentato dalle persone di 15 anni e più che negli ultimi 12 mesi hanno svolto almeno una attività di partecipazione sociale sul totale delle persone di 15 anni e più. Le attività considerate sono: partecipare a riunioni di associazioni culturali, ricreative o di altro tipo; partecipare a riunioni di associazioni ecologiste, per i diritti civili, per la pace; partecipare a riunioni di organizzazioni sindacali; partecipare a riunioni di associazioni professionali o di categoria; partecipare a riunioni di partiti politici; svolgere attività gratuita per un partito. “La partecipazione sociale – si legge ancora nel Rapportoassume intensità e modalità di impegno diverse nel corso di vita degli individui, anche in ragione del cambiamento del loro ruolo nella famiglia e nella società“. A parità di generazione, l’andamento per età della quota di persone che hanno svolto negli ultimi 12 mesi almeno un’attività di partecipazione sociale cresce fino ai 45-54 anni, per poi diminuire. I nati negli anni Cinquanta del secolo scorso mostrano una partecipazione sociale superiore a tutte le altre generazioni qui osservate, soprattutto tra 50 e 54 anni.  Nelle generazioni successive, l’intensità del coinvolgimento nelle attività di partecipazione sociale mostra un calo progressivo sia nelle classi di età più giovani, sia soprattutto in quelle adulte (fino a 50-54 anni). Considerando la classe di età 20-24 anni, la percentuale di persone che svolgono attività di partecipazione sociale scende dal 19,0 per cento della generazione del 1970-1974, all’8,6 per cento della generazione più recente (2000-2004). Il calo si accentua ulteriormente per le persone nella classe di età 50-54 anni, per le quali il picco massimo (28,8 per cento) si osserva per i nati negli anni Cinquanta, e la percentuale successivamente si riduce fino a dimezzarsi per la generazione 1970-1974 (14,1 per cento).

Il Rapporto fotografa la situazione del Paese anche in diversi altri ambiti fra cui la qualità della vita delle generazioni, i territori e le sfide di vita nelle generazioni anziane, le condizioni di salute con un’analisi dettagliata di quella delle persone con disabilità: nel 2023 erano 2 milioni e 904 mila (pari al 5,0 per cento della popolazione), di cui 1 milione 690 mila donne. Nel corso degli anni la prevalenza risulta essere in lieve diminuzione: nel 2009 erano 3 milioni e 31 mila individui.
A questo link il Rapporto consultabile online, qua la registrazione dell’evento di presentazione.

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