di Cinzia Migani – 8 marzo 2022

L'8 marzo che ricostruisce le nostre Comunità

 L'intervento di Cinzia Migani, direttora di VOLABO Centro Servizi per il Volontariato della Città Metropolitana di Bologna: ecco le sfide che, ancora di più oggi, chiamano all'azione i volontariati nel nome dell'uguaglianza e delle pari opportunità

Parlare dell’8 di marzo significa parlare della celebrazione dei principi di uguaglianza, significa parlare delle opportunità di accesso alla vita istituzionale, significa parlare di pari opportunità nel mondo del lavoro. Quindi, se penso a questa data fortemente simbolica, immagino dei volontariati che continuino ad agire le funzioni di sensibilizzazione e aiuto concreto a chi vive condizioni di disparità di genere e d’accesso all’acquisizione e accrescimento di sapere e competenze.

È dunque fondamentale continuare a favorire quell’azione volontaria che permette di sostenere le fasce della popolazione più svantaggiate in questi cammini spesso tortuosi, sostenere le donne nel rafforzare questi processi, ma anche aiutarle nella ricostruzione di una visione di sé capace di comprendersi e percepirsi in un’ottica di protagonismo. Ciò diventa ancora più importante quando pensiamo a tutti i diversi casi di vittime di situazioni di violenza fisica e psichica nei propri nuclei famigliari, vittime impossibilitate ad avere un’autonomia economica per affrancarsi dai propri aguzzini.

Oggi più che mai è prioritario portare in evidenza e mantenere viva questa celebrazione, perché siamo lontani anni luce dalla parità di genere, e perché l’epoca della pandemia ha fatto emergere come anche in aree geografiche decisamente avanzate in termini di promozione e tutela della parità di genere – come ad esempio l’Emilia-Romagna, regione che ha la più alta percentuale nazionale d’occupazione femminile – le donne fatichino ancora ad avere stipendi all’altezza dei ruoli che ricoprono e ottenere un sostegno in famiglia rispetto alla gestione della propria quotidianità lavorativa.

Questo è evidente proprio nel mondo dei volontariati, dove sono tante le donne che si occupano quotidianamente di azioni sul territorio, ma ancora poche sono le donne che occupano ruoli apicali nelle associazioni e nelle organizzazioni non profit, trovandosi ancora una volta immerse in stili di governance tipici del mondo del lavoro e, purtroppo, anche delle nostre istituzioni.

Per esempio, sempre parlando del nostro mondo, va dato merito a CSVnet – l’associazione rappresenta a livello nazionale ed europeo i Centri di servizio per il volontariato – di aver appena eletto alla sua presidenza una donna, un gesto importante, sì, nella sua specificità settoriale, ma che può anche leggersi nel suo essere argine, perché le lancette dell’orologio della storia non vadano indietro, e anzi, partendo da ogni 8 marzo, guardino avanti, ribadendo l’importanza dei principi di uguaglianza.

Oggi sono proprio questi principi a essere in crisi. Perciò vanno recuperate quelle visioni rispetto alle quali l’agire per l’empowerment e il protagonismo delle donne, grazie all’aiuto e al sostegno dei volontariati, vuol dire lavorare per avere comunità più coese, lavorare per avere comunità che consentono di vedere negli altri delle persone, soggetti con i quali instaurare rapporti orizzontali di valore, di senso e di pieno riconoscimento.

Altro elemento importante a cui dare valore è certamente il linguaggio, perché è vero che esso plasma la cultura. Detto questo, non bisognerebbe fare di questa innegabile verità una questione di principio – e lo dico io che ricopro la veste di ‘Direttora’. O almeno le battaglie non possono fermarsi ai soli principi, perché con essi non si scardinano le strutture che di fatto mantengono le disparità, che oltretutto vedono nella donna solo uno dei tanti soggetti a cui non viene riconosciuta piena titolarità rispetto l’accesso ai diritti.

Bisogna tenere alta l’attenzione sul tema, perché così facendo significa di fatto favorire un contesto comunitario all’interno della globalizzazione, che permette anche di mettere in evidenza a livello internazionale come determinati costumi e determinate tradizioni siano da superare. Ben venga, quindi, celebrare l’8 marzo come giornata per mettere al centro principi di uguaglianza che devono essere agiti. Ben venga tenere alta l’attenzione nei confronti di volontariati che possono farsi promotori della tutela dei diritti e dell’advocacy delle persone che diritti non hanno.

Insomma, l’8 marzo è e deve sempre di più essere molto più e molto “oltre” lo scambiarsi un mazzolino di mimose.

Immagini di Province of British Columbia/Flickr.com

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