di Clara Capponi – 30 ottobre 2025

L’Italia ha un Piano per l’economia sociale: riconosciuto anche il ruolo del volontariato

 Il commento di CSVnet: “Un passaggio culturale importante, che avvicina l’economia alla gratuità”. Il piano è aperto a consultazione pubblica fino al 12 novembre 2025. Tutti i soggetti interessati possono inviare contributi e osservazioni prima della versione definitiva.

È online il Piano d’Azione nazionale per l’economia sociale, il documento con cui l’Italia dà attuazione alla Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del novembre 2023 che invita gli stati membri a dotarsi entro il 2025 di strategie nazionali per promuovere l’economia sociale.

Realizzato sotto il coordinamento del Ministero dell’economia e delle finanze, con il coinvolgimento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero delle imprese e del Made in Italy, il piano è ora aperto a consultazione pubblica fino al 12 novembre 2025. Tutti i soggetti interessati – enti del terzo settore, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria e attori dell’economia sociale – possono inviare contributi e osservazioni prima della versione definitiva che sarà trasmessa a Bruxelles per la valutazione e approvazione.

Un quadro nazionale per un paradigma in evoluzione

Il piano rappresenta il primo tentativo di dare una cornice sistemica a un insieme di esperienze e pratiche che in Italia hanno radici profonde, ma che finora erano sviluppate soprattutto a livello locale e in modo frammentato.

L’obiettivo è riconoscere e sostenere chi mette al centro le persone, l’ambiente e la comunità, anteponendo il bene comune al profitto e reinvestendo le risorse in attività di interesse generale.

Il documento si muove nel solco tracciato dal Piano d’Azione europeo per l’economia sociale del 2021, ma lo adatta al contesto italiano, caratterizzato da una forte tradizione di terzo settore e da un tessuto di organizzazioni civiche e imprenditoriali che producono valore economico e sociale in modo integrato.

Oltre a definire i principi e i perimetri dell’economia sociale, il piano propone misure concrete: dal rafforzamento degli strumenti finanziari dedicati, alla promozione dell’amministrazione condivisa, fino all’inserimento dell’economia sociale nei percorsi scolastici e universitari, per diffonderne la conoscenza e la cultura tra le nuove generazioni.

Il riconoscimento del volontariato come parte dell’economia sociale

Tra le novità più significative c’è il riconoscimento del volontariato come componente a pieno titolo dell’economia sociale.

Una scelta che – come sottolinea CSVnet, l’associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato – sposta l’attenzione dal solo impatto economico a una più ampia idea di valore sociale, in cui la gratuità e la solidarietà diventano elementi costitutivi del sistema.

“È un passaggio culturale rilevante – ha commentato Alessandro Seminati, direttore di CSVnet – perché inserisce il volontariato nel sistema produttivo non come parentesi “morale” ma come componente strutturale dell’economia civile. Riconoscere il contributo del volontariato all’economia sociale significa restituire pienamente la sua funzione generativa: costruire legami, promuovere fiducia, creare capitale sociale. Non si tratta, dunque, di “economizzare” il volontariato, ma di restituire all’economia la sua dimensione umana”.

L’intervento di Seminati, pubblicato mercoledì 29 ottobre nello speciale “Economia civile” di Avvenire, interpreta il piano non solo come un provvedimento tecnico o amministrativo, ma come un segno di maturità collettiva: la conferma che il confine tra economico e sociale può essere superato, e che le pratiche di gratuità sono parte integrante dei processi di sviluppo.

Il contributo del sistema Csv alla consultazione

CSVnet, che ha partecipato al tavolo di elaborazione con proposte specifiche, sottolinea come il riconoscimento del volontariato non sia un’operazione simbolica, ma una tappa fondamentale per la costruzione di un’economia rigenerativa, capace di produrre valore condiviso.

Nella visione della rete dei Csv, il volontariato è una vera e propria infrastruttura sociale: sostiene i servizi, promuove la coesione, genera fiducia nei territori e innova le forme di collaborazione tra cittadini, istituzioni e imprese.

Il Piano per l’economia sociale può dunque diventare un’occasione per ripensare la relazione tra sviluppo economico e partecipazione civica, riportando al centro il ruolo delle persone e delle comunità.

Non si tratta solo di redistribuire risorse – aggiunge Seminati – ma di riconfigurare il modo stesso in cui si produce valore, mettendo insieme persone e risorse, bisogni e soluzioni, per fare crescere comunità costruttive”.

Un passaggio politico e culturale

Con la pubblicazione del Piano, l’Italia si allinea agli altri Paesi europei che hanno già intrapreso percorsi analoghi, ma lo fa partendo da una base peculiare: una cultura civica diffusa e un terzo settore radicato, che da tempo sperimenta forme di collaborazione con le istituzioni e con il mondo produttivo.

La fase di consultazione aperta fino al 12 novembre sarà decisiva per integrare proposte e osservazioni dal basso e rafforzare il legame tra politiche nazionali e pratiche territoriali.

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