di Lara Esposito - Cantiere Terzo Settore – 30 ottobre 2025

La fine delle Onlus: cosa succede dal 2026

 Dal 2026 migliaia di enti dovranno scegliere se entrare nel Runts o rinunciare ai benefici e devolvere il patrimonio maturato.

La nuova riforma fiscale per il Terzo settore, operativa dal 1° gennaio 2026, metterà definitivamente la parola “fine” a un sistema che dal 1997 ha rappresentato una parte fondamentale del non profit italiano. Stiamo parlando delle Onlus, una qualifica fiscale introdotta nel 1997 con il decreto legislativo n. 460, la cui gestione è stata affidata in questi anni all’Agenzia delle entrate che ne detiene l’Anagrafe unica nazionale.

Negli anni ’90, infatti, con la legge quadro sul volontariato (266 del 1991) è iniziato un percorso di normazione del non profit. Sempre nello stesso anno, sono arrivate le disposizioni tributarie relative alle associazioni sportive dilettantistiche (legge 398 del 1991), seguita nel 2000 dalla disciplina delle associazioni di promozione sociale (legge 383). Le leggi sul volontariato e la promozione sociale, però, non prevedevano trattamenti fiscali agevolati, ma riconoscevano la specificità di questi soggetti e ne disciplinavano alcuni aspetti, come i rapporti con la pubblica amministrazione. Il riconoscimento di Onlus (ottenuto di diritto dalle Odv e da alcune specifiche Aps), invece, costituiva il principale canale di accesso ai benefici fiscali.

Negli ultimi decenni, quindi, nei tre registri – Odv, Aps e Onlus – erano presenti i principali enti non profit italiani mappati in Italia. E se quelli delle Odv e delle Aps sono stati progressivamente assorbiti con l’entrata in vigore del registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) a partire da novembre 2021, l’Anagrafe delle Onlus sarà ufficialmente chiusa proprio dal 1° gennaio 2026. Già dall’avvio del Runts, in ogni caso, non era più possibile iscriversi all’Anagrafe e quindi acquisire la qualifica di Onlus.

Secondo gli ultimi dati aggiornati all’8 maggio 2025, all’interno dell’Anagrafe si contano circa 9.260 enti con una distribuzione territoriale piuttosto variegata. Se si pensa che a dicembre 2024 erano 14.000 enti, diventa chiaro come già migliaia di enti abbiano scelto altre strade, ed è plausibile che il numero sia ulteriormente diminuito negli ultimi mesi. Giusto per fare qualche esempio, in Lombardia se contavano circa 1.700,nel Lazio 1.200, in Piemonte e Sicilia 1.100.

In ogni caso, l’abbandono dell’Anagrafe delle Onlus è un processo già avviato negli ultimi anni, basti pensare che al 31 dicembre 2022 erano iscritte oltre 18.500 organizzazioni. In tre anni, quindi, circa 4.500 Onlus hanno scelto di intraprendere una strada nuova. È plausibile che molte di loro abbiano scelto di entrare nel registro unico nazionale del Terzo settore, che oggi conta oltre 138.000 enti. Il Runts, infatti, cresce di anno in anno: rispetto al 31 dicembre 2024 si contano oltre 7.000 nuovi enti e la chiusura dell’Anagrafe delle Onlus darà di sicuro una nuova spinta al suo popolamento.

Si ricorda che le Onlus avranno tempo fino al 31 marzo 2026 per iscriversi al Runts senza perdere l’incremento del patrimonio acquisito negli anni in cui hanno goduto di tale qualifica.

Ma chi sono le Onlus? E cosa succederà dal prossimo anno?

Difficile rispondere alla prima domanda: quella di Onlus è una qualifica fiscale che raccoglie realtà molto diverse, dalle piccole realtà di volontariato di quartiere alle grandi realtà non profit che operano nel campo della sanità, della ricerca, dell’istruzione, della cultura, ecc. Un mondo variegato, composto da enti che agiscono in modo diverso ma che hanno beneficiato degli stessi vantaggi fiscali.

Con la riforma del Terzo settore questi enti hanno vissuto in un “limbo” per alcuni anni, godendo di una serie di norme transitorie che hanno permesso loro di continuare ad accedere a benefici come il 5 per mille e a contributi pubblici, pur non essendo ancora iscritti al Runts. Una situazione transitoria, in attesa di un nuovo regime fiscale certo e uniforme.

In generale, le Onlus che sceglieranno di iscriversi al Runts acquisiranno una nuova qualifica (Odv, Aps, impresa sociale, ecc.) e saranno soggette al relativo regime fiscale.Gli enti che restano fuori dal Runts, invece, saranno disciplinati dal Codice Civile e dal Tuir, come enti non commerciali o commerciali. Per questi, il regime fiscale sarà meno favorevole e non godranno delle agevolazioni previste per gli Ets. Un aspetto particolarmente rilevante è che le ex Onlus che non si iscrivono entro il 31 marzo 2026 dovranno devolvere l’incremento patrimoniale maturato dalla data di iscrizione all’anagrafe Onlus. Sono previste eccezioni per trust e enti sotto direzione o controllo di soggetti non qualificabili come Ets.

Per saperne di più consultare l’articolo “Onlus: come orientarsi nel nuovo scenario fiscale da gennaio 2026

Si ringrazia per la collaborazione Massimo Novarino – Coordinatore dell’Ufficio giuridico-legislativo del Terzo settore

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