di Paolo Di Vincenzo – 31 luglio 2025

"Il panda siamo noi, se l’essere umano non lo capisce rischia di scomparire"

 Nel 2026 l'associazione compie 60 anni e collabora in tanti territori coi Centri di servizio per il volontariato. Fa sempre sue le parole d'ordine del fondatore Pratesi: "conoscere la natura, amare la natura, difendere la natura".

Il Wwf, World wide fund (for Nature) – Fondo mondiale per la natura, è la più grande associazione ambientalista nel mondo, in Europa e in Italia, e si basa, in grandissima parte, sul volontariato. Simbolo dell’organizzazione è un panda stilizzato, un animale a elevato rischio di estinzione, richiamo iconico di un pianeta che sta subendo danni enormi per i cambiamenti climatici in atto, conseguenza del comportamento scellerato dell’uomo che, da decenni, sta distruggendo l’ambiente.

VDossier ha intervistato il presidente nazionale del Wwf, Luciano Di Tizio, eletto all’unanimità dal consiglio nazionale il 16 luglio 2022 (il mandato dura quattro anni).

Presidente Di Tizio, il Wwf Italia è attivo nel nostro Paese da ben oltre mezzo secolo. Lei ne ha assunto la guida nel 2022, sono i peggiori anni della nostra vita?

Diciamo intanto che l’anno prossimo festeggiamo il traguardo dei sei decenni di attività, quindi sarà un anno di festa per noi. Sono anni difficili, sicuramente, perché a livello non soltanto nazionale, ma anche europeo e mondiale, si sta allargando una fascia di negazionismo climatico che è abbastanza assurdo. C’è una mentalità ascientifica che sta trovando spazio sui social ed è assolutamente errata e perdente. Ma io sono convinto, siccome c’è una gran massa di persone che è consapevole di quello che sta succedendo, dei pericoli che corriamo. Confido che, alla lunga, questi negazionismi, anche di fronte alla realtà di tutti i giorni, dovranno necessariamente farsi da parte e lasciare spazio alla gente comune che sa, si rende conto, anche guardandosi attorno, guardando il meteo giorno dopo giorno, che la situazione non è più quella di vent’anni fa e che bisogna correre ai ripari per evitare conseguenze peggiori.

Uno dei vostri slogan più belli è: Vogliamo costruire un futuro in cui le persone possano vivere in armonia con la natura. È una frase detta con l’ottimismo della volontà o è destinata a soccombere al pessimismo della ragione?

No, assolutamente no, come le dicevo prima, noi confidiamo in una gran massa di persone che si rende conto della realtà che sta cambiando. Noi vogliamo creare un mondo in cui l’uomo possa vivere in armonia con la natura, ma forse è anche poco questo. Dobbiamo cominciare a far capire a tutti, e moltissimi lo sanno già, che l’uomo è natura. È necessario cancellare quella immagine sbagliata che ci ha seguito per tanti anni del fatto che l’uomo sia qualcosa di diverso, qualcosa di superiore. Quando sento dire da alcuni politici, prima l’uomo e poi la natura, beh, questa è una corbelleria, perché non c’è un uomo fuori dalla natura, l’uomo è natura e se non se ne rende conto rischia seriamente di essere tra le specie che possono scomparire nel prossimo futuro.

L’anno scorso abbiamo avviato una campagna, il Panda siamo noi, per dimostrare, attraverso dati scientifici, perché la scienza è sempre stata il nostro faro, dall’origine del Wwf in Italia nel 1966, che oggi l’uomo è una specie a rischio. Perché? Perché siamo tanti su questo pianeta, perché stiamo continuando a inquinarlo con le fonti fossili, perché non ci rendiamo conto dell’urgenza di cambiare stile di vita e non possiamo neanche continuare a dire, noi non facciamo niente tanto gli altri non fanno niente. È assurdo. Dobbiamo cominciare a dare il buon esempio, dobbiamo fare in modo che tutti facciano qualcosa, anche perché il tempo stringe”.

Il Wwf si basa in maniera sostanziale sull’aiuto di milioni di volontari. Avete riscontrato una diminuzione di questo apporto dopo il Covid?

Dopo il Covid, francamente no, non c’è stato. C’è stato un momento di chiusura, ovviamente, quando nessuno poteva uscire, nessuno poteva muoversi, c’è stato un inevitabile rallentamento. Ma dopo la pandemia i volontari sono ripartiti con grande voglia di fare, dopo essere stati chiusi in casa per alcuni mesi. Il problema di base, invece, è che è carente, insufficiente, un volontariato giovane. E questo è un problema che non ha soltanto il Wwf, l’hanno tutte le associazioni, di qualsiasi tipo, sia quelle ambientali, sia quelle sociali, sia quelle mediche, tutte. Questo dipende dal fatto che ai giovani oggi non abbiamo dato speranza. Dobbiamo restituire loro la speranza per far sì che possano impegnarsi anche nel volontariato. Quando ero ragazzino io avevo di fronte una serie di possibilità, potevo fare tante cose, potevo scegliere, avevo ottimismo sul mio futuro. Oggi i ragazzi sono purtroppo condannati a essere, non dico pessimisti, speriamo di no, ma molto meno ottimisti di come eravamo noi. E di conseguenza hanno altre priorità. Il lavoro, soprattutto, ma anche la vita sociale, anche il farsi una famiglia, fare dei figli, tutte queste cose sono prospettive, oggi difficili e questo rende difficile che un giovane possa impegnarsi nel volontariato. Ce ne sono sicuramente, ma sono troppo pochi rispetto alle esigenze. Ripeto, non soltanto per il Wwf, anzi da noi la situazione regge ancora abbastanza, ma c’è bisogno di uno sforzo importante in tutta la società per restituire ai giovani la fiducia nel futuro.

Lei sta rilasciando un’intervista al giornale nazionale dei Csv, Centri di servizio per il volontariato italiani, parliamo la stessa lingua. Come possiamo collaborare più efficacemente?

Intanto con i Csv noi collaboriamo dappertutto, in Italia abbiamo una novantina di strutture locali, abbiamo circa 400 guardie ambientali, abbiamo 20 strutture regionali, quindi a livello locale già collaboriamo con tantissime strutture del Csv. Forse dovremmo fare un protocollo di intesa generale per sistematizzare questo tipo di accordo, che già c’è, va soltanto inquadrato meglio per renderlo più funzionale e più utile per tutti. Tra l’altro siamo un’associazione ambientalista largamente più grande sia a livello mondiale che europeo e a livello italiano, per cui è fondamentale collaborare con voi.

Come si convincono le persone che il rispetto della natura, basti pensare ai mutamenti climatici drammaticamente in atto, è semplicemente il rispetto della vita di ogni abitante di questo pianeta?

Il discorso è semplice. Dobbiamo cercare di far capire che noi siamo natura. Io userò le parole di Fulco Pratesi (storico fondatore e presidente per 23 anni del Wwf Italia, ndr)  che ricordava tre semplicissime regole di base: conoscere la natura, amare la natura, difendere la natura. E si verificano una dopo l’altra. Prima bisogna conoscere, quindi la scienza; poi bisogna amarla, quindi il trasporto, la buona volontà; e alla fine bisogna difenderla. Perché difendendola, tra l’altro, non facciamo soltanto un atto di altruismo nei confronti delle tigri, dei leoni, piuttosto che degli uccellini, ma lo facciamo anche per noi stessi. È altruismo ed egoismo insieme. La natura siamo noi, noi siamo la natura, e difendere la natura è fondamentale per difendere noi stessi. Questo concetto deve passare. Dobbiamo cancellare una volta per sempre l’idea di un uomo diverso o, peggio ancora, superiore rispetto alla natura, perché non esiste. Anche persino la Chiesa, con Papa Francesco, questo concetto lo ha espresso in maniera molto chiara.

Le faccio l’ultima domanda. Se fosse presidente anziché del Wwf del Consiglio di ministri, quale sarebbe il primo decreto legge che farebbe approvare?

Non farei un decreto legge. Da molti anni, non soltanto l’attuale governo, ma anche i precedenti, hanno cominciato a governare attraverso decreti legge. Io sono un assoluto fautore della separazione dei poteri. Il governo governa, il Parlamento fa le leggi. La giustizia si occupa di giustizia. C’è troppa confusione e non da oggi. Se fossi presiedente del Consiglio, dunque, farei una serie di proposte di legge e le affiderei all’esame del Parlamento. Le leggi più urgenti che servirebbero in questo Paese? La prima è sicuramente una legge per il clima, che cancelli definitivamente tutte le fonti fossili, apra la strada alle fonti rinnovabili e dia dei consigli importanti per le città, le nostre sono troppo cementificate, bisogna de-cementificare, piantare alberi, restituire suolo, fare in modo che le città respirino per evitare che diventino una trappola di calore. Una seconda proposta, urgente e vitale, è quella per il consumo di suolo. Noi oggi in Italia ne consumiamo oltre due metri quadrati al secondo. Mentre abbiamo fatto questa intervista in Italia, si è perso uno spazio enorme che non è più permeabile. Cosa vuol dire? Più caldo, meno acqua nel sottosuolo, clima peggiorato, più aria inquinata. E poi una terza legge che proporrei è quella per l’abolizione totale della caccia. È un vecchio sogno di Fulco Pratesi, e mi sembra doveroso. Pensare che nel 2025 qualcuno possa avere voglia di sparare a un uccellino o a un animale qualsiasi per divertimento, a me pare allucinante. Proibirei la caccia e ai cacciatori di poter girare tranquillamente nei fondi privati. Io se voglio passeggiare nella natura non posso entrare in un fondo privato, giustamente, perché posso creare danno. Invece, se ho un fucile in mano sì, e questo accade solo in Italia.

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