di Eva Pugina – 31 luglio 2025

Cittadinanza in movimento: il servizio civile come ponte generazionale

 Il racconto di un progetto dei Csv che nasce dalla volontà di ricostruire legami di solidarietà e dare forma a un nuovo linguaggio della partecipazione, inclusivo, condiviso e capace di generare cambiamento.

In un contesto in cui crescono disuguaglianze, disillusione e isolamento sociale tra i giovani – come segnalano con urgenza Unicef, Save the Children e numerosi osservatori – la sfida della cittadinanza attiva diventa sempre più centrale. “Diritti al Futuro 2025”, promosso dai Csv lombardi e coordinato dal CSV Insubria, nasce proprio da questa consapevolezza: dalla volontà concreta di ricostruire legami di solidarietà e dare forma a un nuovo linguaggio della partecipazione, inclusivo, condiviso e capace di generare cambiamento. Il progetto di servizio civile universale sviluppa un percorso a livello regionale, volto ad aggregare soggetti – in prevalenza i Csv, ma non solo – attorno al valore aggiunto della co-progettazione come strumento strategico per promuovere cittadinanza, solidarietà e partecipazione giovanile. Unendo risorse, costruendo un linguaggio comune e condividendo letture e pratiche tra Csv, si punta a generare interventi corali e concreti, capaci di intercettare le nuove generazioni in modo credibile e attuale.

In questo quadro, il Servizio Civile Universale rappresenta un pilastro condiviso su cui costruire politiche generative di ricambio generazionale, valorizzando lo sguardo attuale, fluido e creativo dei giovani. Gli operatori volontari portano nuovi linguaggi, competenze digitali, energie e visioni contemporanee della cittadinanza, diventando veri e propri facilitatori tra pari e ponti tra mondo giovanile e Terzo Settore.

Il progetto si rivolge a un ampio pubblico giovanile, coinvolgendo 5.000 studenti delle scuole nei territori, 60 giovani in progetti di volontariato europeo di lungo termine, 500 giovani impegnati in esperienze di volontariato comunitario e sporadico, 150 associazioni giovanili e gruppi informali attivi nei luoghi di aggregazione.

Attraverso questi numeri si delinea una rete ampia e trasversale, che permette ai giovani di sperimentare forme plurali di partecipazione, sia locale che internazionale. Il progetto mira anche a promuovere la pace e il dialogo interculturale attraverso esperienze di mobilità breve, volontariato europeo, eventi pubblici e percorsi formativi, orientati a contrastare stereotipi e pregiudizi culturali, e a educare alla cittadinanza attiva mediante un passaggio generazionale consapevole e strutturato.

“Diritti al Futuro 2025” si collega direttamente all’Obiettivo ONU n. 16, che invita a “promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli”. In particolare, il progetto agisce nell’ambito della promozione della pace e della cultura dei diritti, con l’obiettivo di ridurre discriminazioni e disuguaglianze.

Questo viene realizzato favorendo il coinvolgimento diretto dei giovani nella progettazione, realizzazione e partecipazione ad attività civiche, offrendo occasioni per avvicinarsi alle istituzioni e agli enti del privato sociale, e dando spazio alla loro autonomia, alle loro competenze e capacità espressive.

Il progetto contribuisce ad un’istruzione di qualità, con particolare riferimento all’educazione alla cittadinanza globale, ai diritti umani, alla parità di genere e alla promozione di una cultura di pace e di appartenenza planetaria.

Il progetto abbraccia tutta la Regione Lombardia, coinvolgendo i territori di Varese, Como, Lecco, Monza, Sondrio, Brescia, Bergamo, Milano, Lodi e Mantova. In questa regione – la più popolosa d’Italia – si concentrano 2.089 enti di accoglienza accreditati al Servizio Civile, molti dei quali hanno una lunga esperienza fin dalle origini dell’obiezione di coscienza.

Dalla Germania a Varese: la cittadinanza secondo Nusch

Tra le voci più intense emerse dal progetto c’è quella di Nusch, 25 anni, laureata in fisica, cresciuta in Germania con un padre iraniano, oggi residente a Varese. È presidente dell’associazione Anima Mundi, che promuove partecipazione, sostenibilità ambientale e sociale, e valorizzazione del territorio.

“In Europa siamo fortunati. Abbiamo libertà e diritti che in altri Paesi, come l’Iran, sono negati, soprattutto alle donne. Ma proprio in quei contesti si sviluppa una spinta fortissima a mobilitarsi per il cambiamento”. Nusch non ha ancora accesso al diritto di voto in Italia, pur essendo cittadina europea. Una condizione comune a tanti giovani che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese ma non possono partecipare pienamente alla vita democratica. “Credo che il diritto di partecipare nel luogo in cui si vive sia fondamentale non solo per l’individuo, ma per il buon funzionamento della democrazia stessa”. Una rete in movimento per contrastare l’isolamento giovanile. L’urgenza educativa del progetto è chiara: formare alla cittadinanza in un tempo in cui i giovani sfuggono alle forme tradizionali di impegno, rischiando di spezzare il passaggio generazionale del patrimonio civico, sociale e relazionale accumulato da decine di realtà del Terzo Settore.

Il contesto sociale è critico: aumentano i disturbi psichici, le dipendenze e l’isolamento tra i giovani. Psicologi, pedagogisti e operatori sanitari lanciano un allarme condiviso: è necessario garantire spazi di socialità, appartenenza e confronto, per non lasciare i giovani soli in una deriva individualista. “Come generazione Z, abbiamo un approccio diverso. Ci informiamo sui social, ci attiviamo in modo fluido. Ma serve anche educare all’uso critico di questi strumenti e offrire luoghi reali di dialogo, confronto, azione”, spiega Nusch. Per questo il progetto punta sul protagonismo dei giovani, anche grazie alla partecipazione attiva di operatori volontari di servizio civile, che portano con sé nuove energie, linguaggi e una visione contemporanea della partecipazione, diventando veri e propri facilitatori tra pari.

Educare la comunità ad ascoltare i giovani

“Diritti al Futuro 2025” non è solo un progetto, ma un dispositivo collettivo di innovazione civica, orientato al lungo termine. Un laboratorio diffuso che mette al centro i giovani come generatori di futuro, capaci di immaginare e co-progettare il cambiamento. Accogliere la partecipazione giovanile significa anche educare l’intera comunità a mettersi in ascolto: dei desideri, dei valori, della visione del mondo delle nuove generazioni. “Chi sente di avere uno spazio per esprimersi e percepisce la possibilità concreta di fare la differenza – conclude Nusch – si impegnerà con gioia. La partecipazione è questione di fiducia e riconoscimento”.

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