Caschetto giallo, pettorina arancione, borraccia, radio sempre accesa. Il primo volto che si staglia contro le fiamme non è quello di una telecamera o di un drone della protezione civile, ma quello di un volontario. Un volto umano, concreto. Presente.
In Italia – e non solo – quando il bosco brucia, quando l’alluvione irrompe, quando l’aria si fa irrespirabile, è spesso il volontariato a rispondere per primo. Mentre le istituzioni esitano e il dibattito politico si arena, migliaia di persone comuni diventano presidio tra la comunità e la catastrofe.
Nel 2023, l’estate più calda mai registrata, gli incendi hanno colorato di rosso i satelliti e di arancio i cieli: dalla Sicilia alla Grecia, dal Canada all’Amazzonia. Ma la domanda che più inquieta è questa: chi si prende cura del pianeta quando il tempo stringe e la politica tentenna? La risposta, sempre più spesso, è: noi.
Una rete civile, prima linea della resilienza
Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha smesso di essere un allarme da attivisti per diventare realtà quotidiana. Le emergenze ambientali non sono più l’eccezione: sono la norma.
Siccità prolungate, desertificazione, eventi estremi. E in Italia – paese fragile e bellissimo, dove il 38% del territorio è coperto da foreste – il fuoco trova ogni estate nuovi appigli. Eppure, dietro ogni rogo, c’è anche un presidio: quello del volontariato.

Parliamo di una rete silenziosa ma capillare. Scout, ambientalisti, comitati di quartiere, gruppi di protezione civile, cooperative sociali, cittadini e cittadine che scelgono di esserci. Non solo per spegnere incendi, ma per prevenirli, mapparli, raccontarli. In Trentino e Alto Adige, per esempio, gruppi di giovani volontari mappano i sentieri di montagna per segnalare alberi caduti o aree di accumulo di biomassa secca, potenziale innesco per incendi. In Calabria, alcune associazioni hanno creato “sentinelle del fuoco”, cittadini formati che durante i mesi più caldi pattugliano le aree boschive e segnalano tempestivamente ogni principio di incendio. Nel Lazio, grazie a fondi europei, è stato avviato un progetto di formazione climatica rivolto ai volontari dei gruppi di protezione civile, con moduli specifici sul comportamento del fuoco in condizioni di cambiamento climatico. In Puglia e Sicilia, le cooperative sociali integrano il lavoro dei volontari con programmi educativi nelle scuole, portando la questione climatica dentro le classi. A Bologna, il progetto “Giardini Resilienti” ha creato una rete di cittadini che si occupano della manutenzione urbana e della creazione di micro-foreste urbane contro l’isola di calore. In Campania, il progetto “FuocoAmico” ha attivato percorsi di formazione nelle scuole superiori per educare i ragazzi al rispetto del bosco e alla prevenzione attiva. A Torino e Genova, gruppi di volontari sono impegnati in attività di monitoraggio del territorio tramite app geolocalizzate, segnalando in tempo reale aree a rischio incendi o discariche abusive. A Roma e Napoli, si sono moltiplicate le iniziative di “spazzacamini ecologici”, giovani volontari che ripuliscono camini e griglie pubbliche dai residui secchi, riducendo così il rischio di incendi in zone densamente abitate. Un volontariato che, da strumento emergenziale, è diventato infrastruttura civica di resistenza ecologica. È un’Italia che non aspetta ordini dall’alto, ma si muove dal basso. Che non subisce la crisi, ma prova a riscriverne il corso. Ogni volontario che pulisce un bosco, che segnala un rogo, che forma altri volontari, che partecipa a un progetto educativo, sta affermando un modello alternativo di società. Un modello che non si limita a chiedere cambiamento dall’alto, ma che lo pratica dal basso, ogni giorno.
La spirale del silenzio e il coraggio di raccontarsi
Ma cosa succede quando questo impegno rimane invisibile? Secondo The 89 Percent Project – una campagna globale promossa da Covering Climate Now – l’89% della popolazione mondiale vuole che i governi agiscano con decisione contro la crisi climatica. Eppure, la maggior parte non sa di far parte di questa schiacciante maggioranza. È la spirale del silenzio: se credi di essere solo, taci. E chi nega, intanto, fa più rumore.
Il progetto – che ha coinvolto oltre 500 testate in tutto il mondo – invita media, giornalisti e cittadini a rompere l’inerzia comunicativa, a raccontare di più e meglio ciò che accade nei territori, tra le persone. Perché dare visibilità al volontariato climatico non è solo cronaca: è costruzione di consapevolezza collettiva.
Non solo Italia: un orizzonte che si allarga
La rete volontaria non si ferma ai confini nazionali. In Spagna, i volontari collaborano con le autorità per mappare le zone a rischio incendi. In Grecia, consorzi ecologici promuovono la ricostruzione sostenibile post-incendio. In Francia, le “Réserves Communales de Sécurité Civile” formano cittadini alla prevenzione.
Nel Nord Europa, i giovani di “Greta’s Army” riforestano boschi e monitorano la fauna. In Africa, il Climate Hub giovanile promuove orti resilienti e riforestazione urbana. In Canada e USA, i volontari di Citizens’ Climate Lobby scrivono lettere, incontrano politici, spingono per una carbon tax più equa.
E poi c’è il programma europeo European Solidarity Corps: migliaia di giovani impegnati in progetti ambientali transnazionali, dalla riforestazione alla pulizia di spiagge. Un volontariato che fa rete globale, senza perdere la radice locale.
Una voce che rompe il silenzio
Raccontare queste esperienze è un dovere. Perché la vera battaglia non si combatte solo nei boschi in fiamme, ma anche nello spazio dell’immaginario collettivo.
Dare volto e voce a chi agisce per il clima significa legittimare una speranza attiva, concreta. Significa rompere la solitudine, costruire alleanze, cambiare la narrazione.
Il fuoco brucia. Ma le coscienze accese, quando si mettono insieme, fanno luce. E quella luce, oggi, può essere l’unico sentiero possibile.
Per approfondire
Dipartimento della Protezione Civile – Campagna antincendi boschivi – Informazioni aggiornate, campagne di prevenzione e normativa.
Legambiente – Progetti di volontariato ambientale – Attività di monitoraggio, pulizia, prevenzione incendi e citizen science.
WWF Italia – Educazione alla sostenibilità – Risorse per scuole, famiglie e associazioni.
Fridays For Future Italia – Campagne, manifestazioni e materiali per attivismo climatico giovanile.
EU Climate Pact – Iniziativa europea per promuovere l’azione locale contro la crisi climatica.
The 89 Percent Project – Covering Climate Now – La campagna che ispira l’articolo, con toolkit per media e attivisti.
European Solidarity Corps – Volontariato ambientale – Opportunità di volontariato green per i giovani in tutta Europa.
iNaturalist – Una piattaforma per segnalare biodiversità e partecipare a progetti di scienza partecipata.
Eionet – European Environment Information and Observation Network – Dati ambientali europei e reti di monitoraggio.
Fire Information for Resource Management System (FIRMS) – NASA – Mappa globale degli incendi attivi via satellite.




